Usa: l’ira del Congresso, “la Cia ci ha spiato”

NEW YORK. – La Cia ha spiato la Commissione intelligence del Senato degli Stati Uniti nel tentativo di intimidirla: l’accusa, pesantissima, è stata sollevata pubblicamente dalla presidente della Commissione stessa, Dianne Feinstein. Ma il capo della Cia, John Brennan, non ci sta e respinge le accuse al mittente: l’agenzia, ha affermato, “non stava spiando” nei computer della Commissione, il problema è che la questione “è stata gestita in modo inappropriato”. E come se lo scontro non fosse già abbastanza rovente, a gettare benzina sul fuoco è intervenuto da Mosca anche la talpa del Datagate Edward Snowden, secondo cui “è chiaro che la Cia stava palleggiando con dei documenti” per non darli alla Commissione, che però al tempo stesso ha tacciato di ipocrisia, perché alza la voce quando lo spionaggio la tocca da vicino ma non le importa nulla quando “sono spiati milioni e milioni di cittadini”. E la cosa, “è ugualmente preoccupante, se non di più”. Al centro dello scontro c’è il controverso programma della Cia sull’uso di prigioni segrete e di tecniche di interrogatorio ‘ruvide’, come il famigerato ‘waterboarding’, che venne adottato dopo l’11 settembre 2001 e ufficialmente terminato da Barack Obama nel 2009, pochi giorni dopo esser diventato presidente. In base ad un accordo tra l’allora direttore della Cia Leon Panetta e la Feinstein, la Commissione intelligence sta conducendo un’indagine su quel programma, per cui ha ottenuto dall’agenzia accesso a milioni di documenti. Allo stesso tempo, Panetta ordinò anche una revisione interna su quel programma, da cui venne fuori un rapporto ‘classificato’ ad uso esclusivo della Cia, informalmente definito il ‘Panetta Rewiew’. Per cinque anni funzionari della Commissione sono stati al lavoro in un seminterrato della Cia in Virginia, dove l’agenzia ha messo a disposizione dei computer per esaminare quei documenti. Da lì, però, secondo accuse fatte trapelare, i funzionari avrebbero superato in segreto i firewall dell’agenzia, riuscendo a vedere senza autorizzazione anche il Panetta Rewiew. La Cia se ne sarebbe accorta perché in riunioni con la Commissione i senatori che ne fanno parte facevano riferimento ad elementi contenuti in quelle carte. E così, secondo le accuse, la Cia ha iniziato ad esaminare i registri digitali dei computer utilizzati dai funzionari della Commissione per cercare di scoprire come abbiano ottenuto il ‘Rewiew’. Ma un’azione del genere, secondo la Feinstein, è contraria al “quadro costituzionale” e rappresenta una violazione del Quarto Emendamento, di diverse leggi federali e di un ordine esecutivo presidenziale che vieta alla Cia di condurre attività di sorveglianza negli Usa. Pertanto la senatrice ha chiesto alla Cia di scusarsi e ammettere che la sua azione è stata sbagliata. Tuttavia, ha sibilato, “ancora non ho ricevuto né scuse né ammissione”. Uscendo allo scoperto, Brennan però ha negato tutto: “Posso assicurare che la Cia non stava spiando” in quei computer. “Non stavamo cercando di bloccare alcunché”, ha detto alla Nbc News riferendosi all’inchiesta, perché, ha sottolineato con orgoglio, “assieme ai miei colleghi della Cia non solo credo nella Costituzione ma anche nella Carta dei Diritti e in tutti i successivi emendamenti alla nostra Costituzione”.