Monito G7, no ad annessione Crimea. Dura presa di posizione

NEW YORK. – Le potenze occidentali alzano la voce contro Mosca e avvertono Vladimir Putin: se la Russia annette la Crimea ci saranno conseguenze. La dura presa di posizione arriva sotto forma di dichiarazione congiunta di G7 e Unione europea, a poche ore dall’incontro alla Casa Bianca tra il presidente americano, Barack Obama, e il premier ucraino Arseni Iatseniuk, venuto a Washington in cerca di sostegno e di aiuto. Nella capitale degli Stati Uniti il premier incontra infatti anche i vertici della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale: con questi ultimi pronti a versare oltre 15 miliardi di dollari per sostenere Kiev e il suo sforzo enorme di contenere la grave crisi politica ed economica. “L’annessione della Crimea sarebbe una chiara violazione della carta delle Nazioni Unite”, affermano G7 e Ue, sottolineando che se la Russia compirà un passo del genere “noi intraprenderemo altri passi, individualmente e collettivamente”. Un chiaro messaggio che allude alla possibilità di imporre delle pesanti sanzioni nei confronti del Cremlino e degli interessi economici russi. Un messaggio che il segretario di Stato Usa, John Kerry, con altre parole ha confermato davanti al Congresso: “Se Mosca dovesse fare le scelte sbagliate la situazione potrebbe presto diventare brutta, sotto diversi aspetti”. Nella dichiarazione delle potenze occidentali si invita con forza Mosca a “cessare ogni sforzo per cambiare lo status della Crimea”, e si dice a chiare lettere come il risultato di un eventuale referendum “non sarà riconosciuto”. “Qualunque referendum in Crimea – si legge – non potrebbe avere alcun effetto legale, vista la mancanza di un’adeguata preparazione e l’intimidazione della presenza delle truppe russe”. Tutta l’attenzione è quindi concentrata sulle prossime mosse di Mosca e sulla possibilità che vengano varate delle sanzioni. Da parte della Ue sarebbe pronta una serie di misure, che vanno dal congelamento dei beni ai divieti di viaggio per le autorità ritenute responsabili della crisi ucraina. Ma – spiegano fonti diplomatiche – mancherebbe ancora una lista dei nomi delle persone e delle aziende coinvolte. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha comunque invitato tutti a “prepararsi al successivo livello di sanzioni”, visto che dalla crisi in Crimea è oramai passata una settimana. E anche a Washington si lavora a possibili sanzioni con diverse opzioni sul tavolo del presidente Obama. Con i due rami del Congresso che hanno chiesto esplicitamente di intervenire con “sanzioni economiche e commerciali nei confronti degli alti responsabili della Federazione russa, ma anche contro le banche e le organizzazioni commerciali controllate dallo stato russo”. Il team della Casa Bianca – spiega il New York Times – sarebbe però diviso: da una parte chi vorrebbe un’attuazione immediata di misure che rechino danni seri all’economia russa, nel caso Putin non torni sui suoi passi in Crimea; dall’altra coloro che predicano prudenza, temendo che sanzioni economiche unilaterali possano generare dissapori con alcuni alleati e provocare pesanti rappresaglie da parte di Mosca. Senza contare le pressioni di molte imprese americane che con la Russia fanno affari. La speranza che l’intricata situazione possa comunque ancora risolversi per via diplomatica c’è. Kerry ha annunciato che sarà a Londra venerdì per incontrare il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov: in quell’occasione – ha spiegato al Congresso – presenterà una serie di opzioni per tentare di sbloccare pacificamente lo stallo in Crimea. Intanto anche la Francia tenta la via della mediazione diretta con la Russia. Il premier Francois Hollande ha definito “inaccettabile” l’annessione della Crimea, ma è pronto a inviare a Mosca i suoi ministri degli esteri e della difesa il 18 marzo: ma solo – precisa l’Eliseo – se nel frattempo ci saranno progressi sul fronte della crisi. (Ugo Caltagirone/Ansa)