Germania: Ha evaso il fisco, carcere per il presidente del Bayern

BERLINO. – Il processo è stato seguito col fiato sospeso da milioni di tedeschi, fino alla condanna: tre anni e sei mesi di carcere ad Uli Hoeness, per evasione fiscale. Il presidente del Bayern-Monaco non è che un ”criminale comune”, titola Spiegel sulla sentenza esemplare. Gli atti di dolore, le molte ammissioni, l’appoggio dei fan, lo sconcerto dei concittadini non hanno alleggerito la decisione del tribunale di Monaco. L’unica consolazione è una frase ricorrente negli articoli di stampa, ”mi dispiace per Uli”, attribuita agli amici. E nel suo paese ne ha tanti. Anche nei sondaggi, però, emerge un messaggio chiaro: la legge è uguale per tutti in Germania. La maggioranza dei tedeschi era a favore del carcere e chiede adesso le dimissioni dalla presidenza del Bayern. Fatto che nulla toglie all’amarezza del momento. La squadra? Tace. Accusato in prima battuta di aver evaso 3,5 milioni, era stato lo stesso Hoeness a riconoscere, lunedì scorso – nel giorno di apertura del processo a Monaco – di aver sottratto allo stato 18,5 milioni di euro, con un conto in Svizzera. Cifra lievitata a 27,2 milioni, nei giorni immediatamente successivi, dopo la testimonianza di una dipendente del fisco. Alla fine poteva andare anche peggio: la procura aveva chiesto cinque anni e sei mesi di detenzione. I legali del patron del Bayern hanno comunque annunciato di voler impugnare, e andare in appello. Hoeness, che resta a piede libero, dal momento che il giudizio non è esecutivo, aveva avviato una procedura di autodenuncia nel gennaio 2013. Ma questa non è stata ritenuta sufficiente da Rupert Heindl, il magistrato chiamato a giudicare il caso. La mera giustificazione che ”la banca ha fatto quasi tutto da sola, viene rigettata”. ”Lei è stato spinto dalla paura di essere scoperto – ha detto il giudice -. Ha avuto tanto tempo, per mettere le cose in ordine. Non lo ha fatto, ma piuttosto, come ha ammesso lei stesso, ha giocato sul tempo. Le dimensioni le erano note”. Dunque la procedura che in Germania comporta la possibilità di evitare sanzioni penali, con la confessione allo Stato, in questo caso non ha effetto. ”Male per Hoeness, bene per la morale fiscale”, ha titolato la Bild on line a caldo. ”Il giudice doveva mandare un messaggio chiaro”, ha scritto il commentatore chiudendo poi da tifoso: Hoeness ha assicurato un futuro radioso alla sua squadra, con i contratti a Pep Guardiola e Mathias Sammer. Oltre alla vendita ad Allianz dell’8% delle azioni del Bayern-Monaco. Quindi, ”grazie Uli”, è la conclusione. Sembra passata un’era geologica, oggi, dall’euforia di quel miracolo Bayern che l’anno scorso ha conquistato Champions league, Coppa Germania e il campionato della Bundesliga. L’espressione malinconica stampata sul volto dell’ex campione del mondo trascinato in tribunale, domina gli schermi del Paese da quattro giorni. Campione del mondo con la Germania ovest, manager di successo per 30 anni, presidente del Bayern dal 2009, Hoeness ha perso anche l’onore, ammettendo di aver evaso quasi trenta milioni: proprio lui che un giorno aveva sostenuto con la Bild di pagare le tasse, ”sono uno sciocco”. (Rosanna Pugliese/ANSA)

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