Crimea: Kiev accetti voto, noi siamo pronti a tutto

SEBASTOPOLI (CRIMEA). – Si alza il tono della guerra politica, mediatica e cibernetica tra l’Ucraina dei reduci di Maidan e la Crimea dei secessionisti filorussi. “Spero che Kiev accetti il risultato, altrimenti noi siamo pronti a tutto”, ha tuonato il premier Serghiei Aksionov, che alcuni media occidentali indicano essere presidente del consiglio di una regione ucraina, mentre è quello di una Repubblica di fatto. L’Unione europea “non è un nemico, ma non capiamo la posizione di Bruxelles” che si accanisce con la Crimea “e non con altri fenomeni separatisti, come il Kosovo”, ha spiegato Aksionov. In ogni caso, a Simferopoli “non temiamo le sanzioni” ventilate dalla Ue. Intanto i siti istituzionali della nuova Repubblica sono stati attaccati dagli hacker, che hanno preso di mira anche il website di Putin. C’è da scommettere che la risposta dell’ Armata rossa degli hacker russi non si lascerà attendere, e sarà probabilmente ben più devastante: sono loro i più cattivi del pianeta. Il sì ai referendum, nella Penisola e a Sebastopoli che gode di uno statuto speciale, è scontato: ancora 48 ore e la diplomazia internazionale dovrà fare i conti con un nuovo Stato della Federazione russa di Vladimir Putin. Con l’uomo forte di Mosca “ci sono solo stati contatti telefonici, per discutere di cosa fare da lunedì”, ha spiegato Aksionov in una conferenza stampa affollata da giornalisti stranieri che hanno surriscaldato la sede della tv KPbIM (Crimea) a Simferopoli con le loro telecamere e le loro luci fino a farla diventare un girone dantesco. “Benvenuti all’Inferno”, scherzava la ragazza all’ingresso incaricata di accogliere i cronisti e gli operatori. “I risultati del voto saranno annunciati lunedì, l’affluenza sarà quasi dell’80%”, ha scommesso il premier: gli piace vincere facile, nella Penisola sa bene che quasi il 75% della popolazione è di madrelingua russa e da sempre guarda a Mosca come un mondo perduto. E l’atmosfera è tesissima: “Ci saranno provocazioni, questa sera è meglio rimanere a casa”, confida un amico che rinuncia a una cena in centro. “Evita di andare in giro per strada di notte”, dice un altro. Ovunque i militari russi sono dispiegati per garantire la sicurezza nelle strade e nei pressi delle basi militari, “che sono nostre”, ha avvertito Aksionov. Anche a Sebastopoli, il “paradiso della Crimea”, come l’amano definire i residenti, anche stranieri, la presenza dei soldati è massiccia, molto più visibile che nei giorni scorsi. Al checkpoint tra le due città, distanti circa 80 km, la coda di auto, camion e mezzi militari è imponente: oltre 1 km. L’attesa è balzata da pochi minuti a quasi 15, a causa dei controlli più attenti da parte delle guardie. A Simferopoli invece, la presenza dei giornalisti stranieri, moltiplicatisi negli ultimi giorni, viene percepita con una sorta di fastidio: negli stessi pub dove i ragazzi ci accoglievano sulle note del rock’n’roll con grandi sorrisi e tanta gentilezza ora il clima è diverso, di maggiore distanza. Temono che i locali dove lavorano, già potenziali obiettivi di “provocazioni”, diventino più “appetitosi” per chi vuole far scorrere il sangue. (dell’inviato Claudio Accogli/Ansa)

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