Aereo sparito, indaga Fbi. Testimoni, visto alle Maldive

BANGKOK – A quasi due settimane dalla misteriosa scomparsa del volo della Malaysia Airlines scendono in campo gli agenti del Fbi nel tentativo di sbloccare un’indagine che sembra essersi arenata. In mancanza di altri elementi sospetti, le ricerche continuano a concentrarsi sui due piloti, con la stampa britannica che avanza l’ipotesi che il comandante si fosse addestrato ad atterrare su un’isola. E, mentre monta la frustrazione dei parenti dei passeggeri, per qualche ora una speranza è sembrata arrivare dalle Maldive, dove gli abitanti di un remoto atollo hanno detto di aver visto passare a bassa quota un aereo simile al Boeing 777 scomparso. Se le indagini sulle vite dei due uomini ai comandi del Boeing 777-200 non hanno ancora portato alla luce un loro potenziale coinvolgimento nel deliberato cambio di rotta da quella originaria, è dai computer di comandante e copilota, i cui hard disk in copia sono già arrivati in Virginia per essere analizzati dai federali americani – e dal simulatore di volo del pilota – che si spera arrivino nuovi elementi per far luce sul caso. Oggi, il ministro dei Trasporti malaysiano Hishammuddin Hussein ha detto che i dati del mese di febbraio erano stati cancellati dall’apparecchio. Se il lavoro di recupero degli esperti informatici mostrasse che tra i dati eliminati c’erano percorsi o scelte di volo simili a quelle che hanno portato al dirottamento, sarebbe un indizio non da poco sulle responsabilità dei piloti. Per il tabloid britannico Sun il capitano aveva fra gli aeroporti del suo simulatore personale anche la base militare americana di Diego Garcia, nell’Oceano indiano. Il tabloid allude al fatto che proprio la pista dell’isola permette l’atterraggio di un aereo come il Boeing 777. La verità è però che le indagini sembrano ancora al palo.  “Nessuna informazione significativa”, ha ammesso oggi il ministro malaysiano, è emersa dalle informazioni sui 227 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio. La stessa attenzione al simulatore di volo potrebbe rivelarsi fuori posto, dato che molti piloti lo usano come passatempo a casa. E un possibile movente su un’eventuale azione deliberata di cambiamento di rotta verso ovest da parte dei piloti, per poi volare altre sette ore (come segnalato da un rilevamento satellitare) fino al probabile esaurimento del carburante, ancora manca. Mentre proseguono le ricerche dall’Asia centrale al sud dell’Oceano Indiano, in un’area grande quanto l’Australia, una speranza di svolta nelle ricerche è arrivata questa mattina dalle Maldive, dove gli abitanti di un atollo hanno riferito che nella notte in cui scomparve il volo 370 videro passare un aereo “a bassa quota” e “con un rumore fortissimo”. Ma successivamente le forze armate nazionali hanno ammesso che i radar non hanno rilevato niente di sospetto, e più tardi il ministro dei Trasporti di Kuala Lumpur ha definito quelle delle Maldive “informazioni non vere”. La frustrazione sale quindi col passare dei giorni, soprattutto delle famiglie dei dispersi, sempre più esasperate di fronte ai ritardi e alle smentite delle autorità malaysiane, pronunciate nel corso di conferenza stampa quotidiane che portano novità col contagocce. “Ci danno messaggi diversi ogni giorno! Dov’è l’aereo ora? Trovate i nostri parenti, trovate l’aereo!”, ha gridato oggi una parente in pena durante il briefing del ministro. Un gruppo di familiari è stato anche allontanato in modo brusco. (Alessandro Ursic/ANSA)

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