Ucraina: allarme imprese, rischio export Made in Italy

ROMA. – Calzature, mobili, moda, agroalimentare: sono i settori di punta del Made in Italy più esposti a un eventuale escalation delle sanzioni contro la Russia per la crisi ucraina. A lanciare l’allarme è la Confindustria nella Congiuntura flash. Le tensioni tra Usa-Ue e Russia ”potrebbero incidere globalmente sulla fiducia dei consumatori e delle imprese e sugli scambi”, afferma l’associazione degli industriali ricordando il ruolo della Russia, quale ”partner commerciale strategico” con 11 miliardi di import dall’Italia. Insomma, la crisi Ucraina potrebbe colpire un export vitale per le tante imprese, soprattutto Pmi, che tirano il fiato grazie ai successi sui mercati esteri, dell’Est Europa in particolare, a fronte di consumi interni con l’encefalogramma piatto. Conferma il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi: ”In un momento in cui si iniziava ad innescare, almeno la sensazione, di un ciclo di ripresa tutto questo potrebbe inficiare, non poco, le previsioni di crescita dell’anno prossimo”. Se le sanzioni diventano commerciali, ha detto Guici c’è ”il rischio che la Russia” possa prendere ”contromisure che nemmeno sarebbero proporzionate, ma peggiori”. L’augurio per il ministro ”è che si riesca a trovare un equilibrio”. ”La preoccupazione serpeggia tra le aziende – dice all’Ansa il presidente della Cna Daniele Vaccarino – anche se ancora non si accusa una diminuzione della quota di export. Le preoccupazioni riguardano il fatto che possa accadere in futuro verso un mercato in netto miglioramento”. Soltanto alla fine del 2013, l’Italia aveva concluso ben 21 accordi bilaterali e 7 intese intergovernative con la Russia per favorire le procedure doganali per le imprese italiane che esportano verso Mosca, sottolinea la Claai, Confederazione libere associazioni artigiane italiane. L’ammontare dei volumi commerciali Russia-Italia nel 2013 è aumentato del 25% rispetto all’anno precedente, con investimenti russi in Italia che negli ultimi 4 si sono quadruplicati toccando 366 milioni di euro, mentre gli investimenti tricolore sono cresciuti a 730 milioni. La Claai stima una crescita media del 7,5% degli scambi commerciali, con l’export made in Italy in potenziale crescita pari al 10,5%, passando dagli 11 miliardi di oggi ai 16 nel 2017. Le banche italiane sono invece le seconde, dopo quelle francesi, per esposizione in Russia. Secondo gli ultimi dati della Bri il totale delle banche Ue è esposto per 184 milioni di dollari contro i soli 36 mld delle banche Usa (ma con in più 92 potenziali per garanzie e derivati). Gli istituti italiani sono esposti per 28 miliardi poco prima di quelli tedeschi (23 miliardi) e dietro alla Francia 50,8 miliardi.

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