Aereo scomparso: esplode la rabbia cinese, “bugiardi!”

BANGKOK.- Tramontata ogni speranza per il volo MH370, la giornata di ieri non ha portato nessuna novità per quanto riguarda la ricerca dei suoi resti a causa del maltempo che ha colpito l’area di mare dove si teme che l’8 marzo sia precipitato il Boeing con le 239 persone a bordo: si è perso così tempo prezioso nella corsa contro il tempo per il ritrovamento delle scatole nere. Ma la certezza del disastro ha scatenato la rabbia dei parenti delle 154 vittime cinesi, che hanno inscenato una protesta davanti all’ambasciata malaysiana a Pechino al grido “Bugiardi!” con l’apparente avallo delle autorità locali in un caso che ha già incrinato i rapporti tra i due Paesi. Nella zona dell’Oceano Indiano a 2.500 chilometri dalla costa occidentale australiana, dove ora si concentrano le ricerche, la scarsa visibilità, le piogge torrenziali e le possenti onde hanno reso impossibile qualunque perlustrazione, mentre – nonostante i diversi avvistamenti – ancora si cerca un primo resto da collegare al volo della Malaysia Airlines finito in quell’area dopo aver misteriosamente deviato dalla sua originaria rotta Kuala Lumpur-Pechino. Il ministro malaysiano dei trasporti Hishammuddin Hussein, il volto pubblico di una Malaysia che è stata pesantemente criticata per la gestione dell’emergenza, non ha quindi potuto far altro che prendere tempo annunciando che “rimaniamo concentrati nel restringere l’area della ricerca. La sfida è ora innanzitutto tecnica e logistica”. Mentre si spera che il maltempo dia una tregua, gli Usa hanno intanto inviato nella zona un drone sottomarino, oltre a un rilevatore di scatole nere ad alta tecnologia. Per ritrovare i contenitori di dati è ormai una corsa contro il tempo, dato che i loro emettitori di segnali hanno ancora un’autonomia di circa due settimane. Se passassero invano, è serio il rischio che il Boeing 777-200 non venga mai ritrovato, e che il mistero non sia mai risolto. Gli investigatori hanno ancora al vaglio tutte le ipotesi, dal dirottamento al suicidio dei piloti alla successione di problemi tecnici. L’improvvisa interruzione dei contatti dopo lo spegnimento dei sistemi di comunicazione, il cambio di rotta e il successivo volo per altre sette ore sono difficili da combinare assieme in una teoria convincente. I parenti delle vittime cinesi, che alla frustrazione accumulata in oltre due settimane uniscono ora la certezza del lutto, non sembrano però voler più sentir ragioni. Ieri, circa duecento di loro hanno circondato l’ambasciata della Malaysia a Pechino, lanciando bottiglie e gridando “Bugiardi!”, prima che gli agenti allontanassero i giornalisti. Dettagli come l’improvvisa comparsa di magliette che chiedono giustizia sul caso, oltre al fatto che le critiche a Kuala Lumpur sono ormai il pane quotidiano dei media cinesi nella copertura del disastro, hanno alimentato sospetti sul possibile nulla osta di Pechino alle manifestazioni di protesta. La compagnia aerea ha annunciato un risarcimento addizionale di 5 mila dollari per passeggero, misura che difficilmente placherà la rabbia dei familiari delle vittime. (Alessandro Ursic/Ansa)

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