Obama torna a guardare a Europa e Mediterraneo

ROMA. – Sono bastate poche settimane per rimodulare in maniera sensibile le priorità della politica estera americana e intaccare equilibri geopolitici che sembravano avviati a consolidarsi all’alba del nuovo millennio. Barack Obama torna a guardare all’Europa e al Mediterraneo seguendo le curve della storia con tempestività e intuito, la Nato e l’Unione europea tornano a essere i vecchi alleati fedeli – mai messi in discussione naturalmente – ma che certo non erano così centrali in una visione americana che negli anni passati aveva guardato più al Pacifico e all’Asia come punti di riferimento commerciali e politici. Ci ha pensato la crisi ucraina e l’ “annessione” della Crimea da parte della Russia a far riscoprire la forza del legame transatlantico alla Casa Bianca e l’importanza di ricompattare un’Europa che fa ancora fatica, da sola, a trovare obiettivi comuni anche in casi di profonde crisi come quella in corso tra Kiev e Sebastopoli. L’inquilino della Casa Bianca è stato bravo e veloce a capire che la risposta a Putin doveva venire da un fronte compatto. Ha spinto l’Europa a seguirlo sulla via della sanzioni e della difesa dei principi e dei valori che sono alla base della costruzione delle democrazie moderne, ha sostenuto i leader europei, ha promesso che gli Usa saranno al loro fianco non solo in maniera simbolica ma anche con l’energia dello shale gas americano se il gas e il petrolio russo dovessero smettere di arrivare. Gli europei hanno, faticosamente, fatto la loro parte. Raramente l’Europa negli anni passati è stata capace di muoversi con la forza e la convinzione dimostrate in queste settimane. ma, certo, l’esempio americano è stato fondamentale, così come la capacità di Barack Obama di esprimere fisicamente la sua rinnovata vicinanza agli alleati europei. Parlare di un ritorno alla Guerra Fredda è fuori luogo. L’ orologio della Storia non è tornato indietro. Ma i toni e le atmosfere ricordano in maniera sinistra momenti che tutti pensavano – o speravano – fossero superati. E ritornare al dialogo con Mosca sarà molto difficile e lento e presuppone un dietro front di Putin che al momento appare molto lontano. Il risultato è comunque chiaro: un ricompattamento forte della Nato e dei rapporti Usa-Ue dal punto di vista politico, economico (con un’accelerazione dei negoziati per la nuova partnership commerciale) e militare. E le polemiche sulle spese per la difesa testimoniano il ritorno di una sensibilità che in molti speravano potesse essere superata. Invece l’ipotesi che le guerre del futuro potessero essere combattute sul piano finanziario o della cibernetica si sono rivelate, purtroppo, un’illusione. Il ricompattamento degli americani con gli europei passa anche attraverso un nuovo impegno nel Mediterraneo. Obama ha insistito molto su questo punto chiedendo all’Italia di avere un ruolo più forte in quel “mare nostrum” dove la geografia e la storia assegnano all’Italia un ruolo particolare. La guerra civile in Siria va avanti tra stragi quotidiane, la Libia sembra fuori controllo, l’Egitto percorre con fatica un ritorno alla normalità che appare molto lontano. Gli Stati Uniti, ora, vogliono tornare a occuparsi con più continuità di questo angolo di mondo. L’offerta di Obama è chiara. Ora tocca all’Europa rispondere in maniera chiara e seria. Ma per farlo gli europei devono dimostrare di essere capaci di guardare al di là delle loro polemiche interne centrare soltanto sulla crisi economica. Se l’ Europa vuole essere attore globale nelle sfide del ventunesimo secolo deve essere capace di alzare lo sguardo oltre i propri confini e i propri problemi. Obama, ora, la aspetta. (Stefano Polli/Ansa)

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