Renzi convince Obama su riforme, sei nostro modello

ROMA. – Era il gennaio 2010 quando Matteo Renzi riuscì a stringere la mano a Barack Obama, in mezzo ad altre decine di mani, in un incontro, alla Casa Bianca, con i sindaci democrats. Da sindaco della “wonderful Florence” rinomata per i ristoranti, come esclamò il presidente americano, a presidente del consiglio che vuole “cambiare” l’Italia: così oggi . Nell’incontro a Villa Taverna, insieme al segretario di Stato John Kerry e al ministro degli Esteri Federica Mogherini, è scattata un’intesa tra i due e un’impressione reciproca che sarà facile lavorare insieme. Matteo Renzi non vedeva l’ora di incontrare uno dei suoi miti politici, insieme a Tony Blair e Nelson Mandela. E con la schiettezza che lo contraddistingue non ha celato il suo entusiasmo davanti a Obama: “In Italia in questo momento c’è una generazione politica che guarda a te come ad un modello”, ha detto subito il premier italiano ad un presidente Usa incuriosito dall’energia e dall’entusiasmo del più giovane primo ministro europeo. Il faccia a faccia, spiegano ambienti parlamentari, è stato incentrato soprattutto sulla politica italiana. Obama voleva conoscere le riforme che Renzi ha in testa. E l’ex sindaco ha raccontato la sua “rivoluzione”, entrando anche nei particolari sulle riforme istituzionali, sulle misure per la crescita e sul jobs act, chiamato così proprio perchè, ha detto, ispirato al piano del capo della Casa Bianca. “Siamo anche vicini a eliminare l’indennità per 3mila politici”, ha aggiunto il leader Pd accennando alla riforma delle province. E spiegando che in Italia è giunto il momento di chiedere di più a chi ha pagato di meno il peso della crisi economica, a partire dalla politica e dai supermanager di Stato. Impegni che Obama, reduce dall’incontro con il Papa e da sempre in prima fila per cercare di ridurre le disuguaglianze, ha apprezzato. Così come ha condiviso la priorità della crescita come arma per ridurre il debito pubblico. Anche in privato, a quanto si apprende, il numero 1 degli Stati Uniti ha raccontato di aver fatto presente al presidente della commissione Ue Josè Manuel Barroso che l’Europa deve lavorare per la crescita e per creare posti di lavoro e non solo per l’austerità. Musica per le orecchie di Renzi che, però, sa, e ha ribadito, che l’Italia deve tornare ad essere un grande paese e fare la sua strada di riforme per essere credibile nel sostenere la necessità di una nuova rotta europea. Sulla politica estera, oltre all’assoluta sintonia fra Stati Uniti e Europa sull’Ucraina, il premier italiano ha voluto assicurare un surplus di attenzione del governo italiano sul fronte del mediterraneo, confermando l’impegno nelle missioni all’estero al netto di una revisione delle spese che però non intaccherà, ha garantito Renzi, la leadership italiana in alcune zone a rischio. “E’ andata bene, sono molto contento”, confida ai suoi, al termine del faccia a faccia, il premier italiano che forse già a giugno, insieme al ministro Mogherini, potrebbe ricambiare la visita a Washington. (Cristina Ferrulli/ANSA)

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