Marò: processo sospeso, Italia chiede immediato rientro

NEW DELHI. – La questione della giurisdizione da applicare al caso dei marò è tornata nelle aule della Corte Suprema indiana che ha ritenuto legittima l’istanza presentata dai due Fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone contro l’utilizzo della polizia speciale anti terrorismo Nia. L’effetto immediato di questa decisione presa dai giudici B.S. Chahuan e J.Chelameswar è stato di sospendere l’avvio del processo presso un “giudice speciale” di New Delhi e ulteriori azioni legali almeno per quattro settimane. L’udienza, già fissata al 31 marzo, sarà quindi annullata in attesa della pronuncia della massima istituzione giudiziaria indiana. La notizia è stata però colta con molta cautela a Roma. In uno stringato comunicato, Palazzo Chigi ha ribadito che “la posizione del Governo italiano resta immutata nel rivendicare con forza la giurisdizione italiana sulla vicenda e nel chiedere l’immediato ritorno dei nostri militari in Italia”. Si sottolinea anche la volontà di continuare sulla strada dell’internazionalizzazione della vicenda che ha dato finora dei frutti concreti. Anche l’inviato straordinario Staffan de Mistura ha voluto smorzare gli entusiasmi che invece provenivano da New Delhi. “In questa vicenda abbiamo avuto troppi alti e bassi” è stato il suo commento a caldo in cui invita a “reagire con glacialità, ma spero con efficacia”. Da diversi commenti di leader politici traspariva la stessa linea. “Positiva la decisione della Corte Suprema di New Delhi, ma non ci basta – ha detto il Presidente della Commissione Affari esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini – perché della giustizia indiana non possiamo più fidarci. Per questo la via da continuare a seguire è quella dell’internazionalizzazione della vicenda”. Nella nuova petition, che l’Ansa ha potuto visionare, si chiede la “sospensione di tutti i procedimenti avviati dalla polizia della Nia” sulla base che sono illegittimi dopo la rimozione della legge sulla repressione della pirateria in acque internazionali (Sua Act). Si domanda anche che ai marò “sia permesso di andare in Italia in attesa di una pronuncia sul ricorso”. Dopo aver sentito le argomentazioni del legale dei marò, Mukul Rohatgi, i giudici hanno deciso di convocare il governo e la polizia Nia entro le prossime quattro settimane. Per quel periodo, va ricordato, l’India sarà in piena maratona elettorale per le legislative (che si concluderà con lo spoglio dei risultati il 16 maggio). Sarà quindi molto improbabile per quella data una presa di posizione netta dell’esecutivo, ormai in scadenza, sulla delicata questione. La vittoria, seppur temporanea, sulla Nia e il ritorno alla vecchia battaglia sulla giurisdizione e sull’immunità funzionale di Latorre e Girone è stata vista con soddisfazione dall’ex ministro Giulio Terzi. “L’elemento più positivo, il tener fuori l’agenzia antiterrorismo dalle investigazioni sui marò – ha detto – è il frutto di una pressione molto forte che finalmente il Governo italiano ha iniziato ad esercitare coi maggiori partner internazionali e, soprattutto, con l’annuncio che l’Italia avrebbe attivato un arbitrato obbligatorio davanti all’Onu sul conflitto di giurisdizione, iniziativa che per un anno è rimasta inspiegabilmente chiusa nei cassetti del Governo”. (Maria Grazia Coggiola/Ansa)