Amnesty: “Violenza é la minaccia allo stato di diritto”

CARACAS – Anche Amnesty International prende posizione su quanto sta accadendo in Venezuela da piú di un mese. E lo fa in tono fermo  e perentorio. Infatti, l’importante organismo internazionale, in un rapporto dal titolo “Venezuela: diritti umani a rischio nelle proteste”, denuncia che il Venezuela rischierà una delle peggiori minacce allo stato di diritto degli ultimi decenni se le contrapposte forze politiche non s’impegneranno a rispettare appieno i diritti umani.

Nel rapporto di Amnesty International, presentato ieri, sono documentate violazioni commesse alle manifestazioni di massa in corso dall’inizio di febbraio.

– Il Paese correrà il rischio di precipitare in una spirale di violenza se non verranno fatti sforzi per portare le parti in conflitto intorno a un tavolo. Questo potrá accadere solo se esse rispetteranno integralmente i diritti umani e lo stato di diritto – ha detto Erika Guevara Rosas, direttrice per le Americhe di Amnesty International.

Finora, 39 persone hanno perso la vita e oltre 550 sono rimaste ferite, 120 delle quali a causa dell’uso delle armi da fuoco. Secondo i dati diffusi dall’Ufficio del Procuratore Generale, Luisa Ortega Díaz, gli arresti durante le proteste sono stati circa 2157. Nella maggior parte dei casi, le persone arrestate sono state rilasciate, ma restano le accuse a loro carico. Per il Foro Penal Venezolano, sono circa 1129 le persone in questo “status” giuridico.

Stando alle denunce ricevute da Amnesty, le forze di sicurezza sono riscorse alla forza eccessiva contro i manifestanti. Ma il rapporto documenta anche violazioni dei diritti umani commessi da gruppi filogovernativi e manifestanti.

– Il governo e l’opposizione – ha concluso Guevara Rosa – devono impegnarsi a risolvere la crisi politica con metodi pacifici. La comunità internazionale, compresi i Paesi vicini, devono favorire l’avvio di un dialogo costruttivo.

Intanto ieri, Maria Corina Machado, cosí come aveva annunciato, si é recata all’Assemblea Nazionale, per partecipare ai lavori parlamentari. E cosí come aveva annunciato il presidente dei deputati, Diosdado Cabello,  gli é stato negato l’accesso al “Palacio Legislativo”.

Nuove proteste sono avvenute in vari quartieri della capitale e nelle maggiori cittá del Paese con pesanti cariche di polizia, feriti ed arresti.