La giornata politica: La missione nella City londinese è stata un successo

ROMA.- Nel conquistare l’attenzione degli investitori Matteo Renzi si sta rivelando superiore persino a Silvio Berlusconi. La missione nella City londinese è stata un successo, almeno dal punto di vista politico-mediatico: curiosità dei top manager verso un premier insolitamente giovane per gli standard italiani e, soprattutto, interesse dei due big inglesi (David Cameron e Tony Blair) per il ruolo che il nostro Paese si candida a svolgere nel semestre in cui guiderà l’Unione europea. Secondo il Rottamatore, ”c’è grande domanda di Italia” in giro per l’Europa. Il suo cambio di passo rispetto ai governi precedenti, con il varo di grandi riforme strutturali e la promessa di abbattere le barriere burocratiche che si frappongono agli investimenti, potrebbe teoricamente attrarre verso l’Italia un nuovo flusso di capitali. Ma tutto dipende per l’appunto dal motto tanto caro allo stesso Renzi: la differenza tra i sogni e i progetti è una data. La data è la fine di giugno, quando l’Italia assumerà la presidenza di turno della Ue. Per quell’epoca il governo dovrà presentare i risultati del suo cronoprogramma: nuova legge elettorale, riforme istituzionali (con l’abolizione del Senato) votate in prima lettura da palazzo Madama, varo del decreto lavoro, presentazione della riforma del fisco e semplificazione della burocrazia. Un quadro nel suo complesso impressionante e dal quale dipende la credibilità internazionale del Paese. Con ogni probabilità è proprio quest’ultimo il punto sul quale il segretario-premier conta più di ogni altro: si è imboccata una via senza ritorno, al fondo della quale c’è un Paese rinnovato e il successo di un’intera classe politica oppure un fallimento con un voto anticipato che premierebbe quasi certamente i movimenti dell’oltranzismo euroscettico come Lega e M5S. In tal senso i malumori che serpeggiano nel suo partito e in Forza Italia non lo possono rassicurare. Nel Pd è nata ”Area riformista”, componente di minoranza orfana dei Giovani Turchi ma comunque molto battagliera nel reclamare una diversa riforma del Senato: un gruppo di senatori ha pronta una proposta di legge alternativa che ne conserva l’elettività. L’ufficio di presidenza del gruppo senatoriale ha però fatto sapere che il termine del 25 maggio per l’approvazione del Piano riforme sarà rispettato: il che equivale a dire che i margini di trattativa sono limitati. In particolare i renziani fanno sapere che nessun passo indietro è possibile sulla non elettività del futuro Senato delle autonomie. Semplicemente ”non esiste un piano B”. Dunque a palazzo Madama, dove i numeri della maggioranza di governo sono risicati, si prepara una battaglia dalla quale dipende il futuro stesso del Rottamatore. Renzi dovrà contare necessariamente sui voti di Forza Italia e forse della Lega che ha compiuto timide aperture. Ma il nodo del disagio strisciante è proprio questo. C’è una parte della sinistra che non digerisce il patto con il Cavaliere e lo stesso Mario Monti ha detto che lui non avrebbe fatto un accordo con un condannato per frode fiscale. Un modo per frenare il cammino di una riforma che riduce palazzo Madama ad assemblea di secondo livello (anche il Professore ha presentato un disegno di legge costituzionale che si muove in altra direzione). Ma i renziani replicano: dopo trent’anni di discussioni inutili, stavolta si va fino in fondo. Ne deriva che l’asse Renzi-Berlusconi resta vitale per la tenuta dell’impianto riformista. Questo è il motivo per cui Giovanni Toti spiega che, ”se dovesse servire”, ci sarà un nuovo incontro tra i due. Per ora l’ex premier ci ha rinunciato visto il modo in cui il Rottamatore si è sottratto all’abbraccio (spiegando che nulla è cambiato e che ognuno deve garantire la sua parte politica). Ma dopo il 10 aprile, quando si conoscerà la decisione della magistratura sulla sorte del Cav (servizi sociali o arresti domiciliari), a Forza Italia non basterà più il nome del suo padre carismatico nel simbolo elettorale: anche agli azzurri serviranno fatti concreti per convincere incerti, delusi e ex sostenitori in fuga a rinnovare la fiducia nel movimento azzurro. Berlusconi è l’unico che può assicurare la necessaria presenza sulla scena. Dunque un incontro. Di ”una coppia massonica”, attacca Beppe Grillo che sembra voler basare la sua campagna sull’affinità Renzi-Berlusconi. Il leader dei 5 stelle punta al voto di protesta antieuropeo e preannuncia la richiesta di un referendum sull’euro: per dare ai cittadini la facoltà di scegliere, facoltà negata all’atto del’ingresso nella moneta unica. (di Pierfrancesco Frerè/Ansa)

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