Afghanistan: Le donne sfidano tabù, molte di più al voto

KABUL. – Nel clima teso della vigilia pre-elettorale legato alle minacce dei talebani e ai timori di brogli su vasta scala, molti si chiedono se non sarà una marcata ed inedita partecipazione delle donne il vero fattore di novità di questa consultazione presidenziale e provinciale in Afghanistan.  Ne è convinta Marzia Rahmani, attivista della provincia settentrionale di Kunduz, per la quale “per la prima volta il numero di donne che hanno partecipato alle attività elettorali è andato oltre ogni aspettativa. Sono state molte migliaia di più – ha assicurato – di quante ne avevamo viste nel 2009”. Pur rappresentando la metà della popolazione, le donne afghane lottano ogni giorno per affermare i diritti di base ad istruzione, salute e all’esercizio del voto. “Credo – ha spiegato all’Ansa la Rahmani – che le campagne degli anni scorsi, gli sforzi della società civile e la presenza di donne in Parlamento abbiano incoraggiato le giovani, soprattutto quelle che studiano, a prendere parte al processo elettorale”. E i dati raccolti nei giorni scorsi parlano chiaro: c’è stato un incremento di circa il 35% delle registrazioni femminili per le presidenziali e le provinciali. Questo non vuol dire certo che queste votanti saranno libere di esprimere il loro voto o che alla fine andranno davvero ai seggi superando le pressioni famigliari. Ma è ovvio che si tratta di un processo irreversibile che non potrà che giovare alla società  afghana. A poco a poco, anche negli ambienti religiosi islamici dove si annidano le sacche di maggiore resistenza all’emancipazione femminile, si stanno creando squarci e aperture che possono mettere fine ad una storica segregazione. Essa raggiunse il massimo durante il governo dei talebani (1996-2001) quando le donne erano escluse dall’istruzione, dal voto e da molti lavori, e non potevano uscire di casa se non accompagnate da parenti. Ma il vento è cambiato. Come nella provincia di Khost, dove durante una conferenza organizzata dalla Commissione elettorale indipendente (Iec) un religioso, il Maulvi Nasrullah Qasimi, ha sostenuto che “le donne hanno il diritto di partecipare pienamente nel processo elettorale perché il Corano non lo impedisce”. Una posizione appoggiata dal capo del Consiglio degli ulema della provincia, Maulvi Mohammad Mohammadi, per il quale “le donne hanno il diritto di votare per chi vogliono”. Al riguardo Amina, una militante per i diritti civili in Paktia, ha confermato all’Ansa che il governo ha accettato di accompagnare questa apertura islamica. “Religiosi sono intervenuti in tv – ha raccontato – incoraggiando le donne a votare e questo ha aiutato migliaia di esse, soprattutto in provincia, a dire sì alla partecipazione elettorale”. E’ molto contenta per questo Habiba Sarabi, già governatrice della provincia di Bamyan ed ora candidata come seconda vicepresidente per uno dei favoriti alla successione di Karzai, l’ex ministro degli Esteri Zalmai Rassoul. “Se otterremo l’incarico – ha detto ai media – mi impegno ad aumentare il numero delle ragazze che hanno accesso all’istruzione ed alla formazione di un governo che abbia almeno il 20% di donne”.