Renzi da Napolitano, ma Berlusconi convitato di pietra

ROMA. – ”Non è accettabile che vengano ventilate forme di ritorsione ai danni del funzionamento delle istituzioni democratiche”. Era il 13 agosto 2013 quando Giorgio Napolitano scolpiva nella pietra questo concetto in una nota che a quasi otto mesi di distanza non ha perso un briciolo della sua vitalità. Certo, in quelle giornate la Corte di Cassazione aveva appena confermato la condanna di Silvio Berlusconi e le ”ritorsioni” di allora si riferivano all’apertura di una crisi di governo. Oggi invece, nel giorno in cui Renzi sale al Quirinale, l’atmosfera è tutta sospesa sulle mosse del Cavaliere in questa nervosa vigilia delle decisioni del giudice di sorveglianza di Milano: domiciliari o servizi sociali? E quando? Già il 10 aprile o abbastanza più avanti da permettere al leader di Forza Italia almeno un pezzo della campagna elettorale per le europee? Tutte domande alle quali non possono rispondere nè Napolitano, nè Renzi. E questo è stato detto con chiarezza a Berlusconi. Perciò il presidente ha rassicurato il premier che altro non c’è da fare che lavorare dando per scontata la tenuta dell’accordo. Oggi in gioco ci sono le riforme e quindi – con grande probabilità – ancora una volta la tenuta del Governo. Allora si trattava di Enrico Letta; oggi di Matteo Renzi. Ma la partita di poker del Cavaliere è stata aperta e si sa che quando c’è di mezzo l’azzardo, meno si parla meglio è. Così forse si spiega il muro di silenzio eretto dal Quirinale e da palazzo Chigi su quanto detto da Berlusconi ieri al Colle. In questi casi, quando la posta in gioco sono riforme da decenni attese e uno dei protagonisti è umanamente e psicologicamente sotto pressione, anche una parola fuori posto può far pendere il piatto della bilancia dalla parte sbagliata. Anche perchè Silvio Berlusconi è ”rimasto leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza”, scriveva Napolitano in quella famosa nota. ”Wait and see”, è così la linea. In attesa del 10 aprile il Governo non può che lavorare e il Quirinale non può che invitarlo a non frenare la marcia. Si conta sulla tenuta di Berlusconi e sulle sue assicurazioni che il sostegno alle riforme non si interromperà. Avanti tutta, quindi. Per questo il Colle ha fatto sapere che il premier nell’oretta buona passata nello studio del presidente gli ha riferito delle sua ennesima presa di contatto internazionale. Questa volta con la Gran Bretagna del conservatore David Cameron. Paese fuori Euro ma ottimo alleato per quel lavoro di sburocratizzazione dell’Unione europea che ha in mente Renzi. Ma soprattutto il premier ha fatto il punto con Napolitano sul percorso delle riforme, del nervosismo di Berlusconi e del travaglio interno del Pd sull’abolizione del Senato. Parallelamente Renzi gli ha illustrato l’embrione del Def che con il ministro dell’Economia Padoan e il sottosegretario Delrio sta limando per portarlo in Cdm già il prossimo otto aprile. (Fabrizio Finzi/ANSA)

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