La giornata politica: Ci sarà un nuovo faccia a faccia Renzi-Berlusconi?

ROMA. – Il Consiglio dei ministri lampo che ha varato il Def (durato circa un’ora e mezza) ha fatto concorrenza, sul piano dell’immagine, a quelli dell’epoca berlusconiana. A Matteo Renzi il blitz è servito a dimostrare la parzialità di tante ricostruzioni della manovra che invece, nelle sue linee guida, era pronta ”da 20 giorni”. Tuttavia la velocità ha fatto coppia con la cautela delle previsioni di crescita: tagli, privatizzazioni e risparmi dovrebbero innescare, secondo il governo, una ripresa che assumerà vigore solo negli anni futuri. In particolare colpisce che il calo della disoccupazione sotto la soglia del 12 per cento venga pronosticato solamente per il 2017: un annuncio certamente preoccupante e inatteso per l’opinione pubblica. Ma è un ostacolo difficile da superare perché si è solo all’ inizio di un cammino. La precondizione della ripresa, spiega il premier, sono le riforme che ne costituiscono l’ossatura. Ne deriva che lo scontro politico in atto attorno al pacchetto del governo non è estraneo alla manovra, a differenza di quanto si potrebbe pensare. Su questo punto il Rottamatore non risparmia battute sferzanti a quelle aree politiche (compresa la minoranza del Pd) che cercano visibilità per ”dimostrare di esistere”, frapponendo ostacoli alle leggi costituzionali (Senato e Titolo V) e fa sapere che i margini di trattativa sono limitati: ”non ci possiamo permettere di ricominciare ogni volta da capo dopo 30 anni di dibattiti”. E’ una linea piuttosto popolare nella cittadinanza che non vuole liti ma risultati sulla qualità della vita. Naturalmente bisogna vedere se tale linea dimostrerà capacità di tenuta in Parlamento. La partita si gioca tutta al Senato dove i dissidenti democratici, capitanati da Vannino Chiti, si rifiutano di ritirare il loro disegno di legge che – a differenza di quelle del governo – prevede un’assemblea di senatori elettiva (punto sul quale Renzi è intransigente). Il Movimento 5 Stelle ha fatto capire che lo appoggerà per le evidenti affinità con il proprio testo. Se su di esso dovesse convergere anche Forza Italia, il cammino per la maggioranza si farebbe in salita. Ma sarà davvero così? Il Rottamatore è convinto di no. Il motivo è semplice: la garanzia ricevuta personalmente da Silvio Berlusconi che stavolta non ci sarà nessun ripensamento. E’ in corso una partita all’ultimo rilancio nella quale i due contraenti del patto del Nazareno hanno interesse ad ottenere qualcosa di politicamente tangibile piuttosto che un fallimento. I voti di Forza Italia di fatto libererebbero il premier del condizionamento dell’ala sinistra del suo partito; allo stesso modo, il Cavaliere può dimostrare di essere decisivo per la svolta riformista proprio alla vigilia di una probabile fase di oscuramento politico, dopo la sentenza del tribunale di Milano che lo affiderà ai servizi sociali o ai domiciliari. Il Presidente del Consiglio sembra disponibile ad un nuovo incontro con il leader azzurro per contrattare i cambiamenti ai ddl costituzionali (fermi i ”paletti”), ma a condizione che esso non si trasformi in una tribuna pubblica dalla quale rilanciare i soliti attacchi alla magistratura. Insomma in uno spot preelettorale per Berlusconi. Questo sarà con ogni probabilità il passaggio più delicato, anche perché il faccia a faccia rischia di sovrapporsi proprio alla sentenza della magistratura sulle pene accessorie del Cav, il che creerebbe imbarazzo a palazzo Chigi. Del resto l’urgenza che i fedelissimi di Berlusconi mettono in tutte le loro iniziative è stata svuotata dalla sentenza della Corte europea che ha respinto l’ennesimo ricorso degli avvocati perché al leader di Forza Italia sia consentito di partecipare alle elezioni di fine maggio. Mano a mano che passano i giorni, nella war room berlusconiana ci si rende conto che alzare sempre nuovi argini contro i giudici rischia di essere una tattica perdente: il problema da risolvere è piuttosto quello delle figure a cui affidare la campagna delle europee. Uomini e donne che potranno contare solo su un sostegno a distanza del leader carismatico. Renzi resta comunque ottimista: finora nessun capo di governo era riuscito a mettere in campo così tanti progetti di riforma (molti avviati) e nelle tasche di circa dieci milioni di italiani la famosa ”quattordicesima”. Un buon viatico per le elezioni a cui Fi può agganciarsi sulle riforme, riducendo lo spazio di un pericoloso concorrente come il Ncd di Alfano che punta a pescare voti proprio nel bacino elettorale azzurro. (di Pierfrancesco Frerè/Ansa)

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