Dell’Utri fermato in Libano, era in un hotel di lusso

BEIRUT. – Il miglior nascondiglio è sotto il sole: Marcello Dell’Utri sembra aver preso alla lettera questo vecchio adagio – tanto caro agli 007 – per allontanarsi dalle attenzioni della giustizia italiana e riparare a Beirut. E già lunedì potrebbe svolgersi l’udienza di convalida dell’arresto necessaria per avviare la pratica di estrazione in base all’accordo esistente tra Italia e Libano. Estradizione già richiesta dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando. E in serata l’ex senatore ha avuto un colloquio telefonico, autorizzato dalla polizia locale, col suo avvocato, Giuseppe Di Peri. In attesa dell’udienza di convalida del fermo, i due avrebbero concordato la strategia difensiva: Dell’Utri ricorrerà ad un legale libanese che si occuperà dell’udienza e delle fasi del procedimento di estradizione. Nella capitale libanese Dell’Utri è stato rintracciato e fermato dalle autorità locali attorno alla mezzanotte, quando si trovava nella sua stanza del lussuoso hotel Phoenicia. Assieme al rappresentante della polizia italiana in Libano, gli agenti del dipartimento d’intelligence della polizia locale lo hanno rintracciato con facilità e in poco tempo da quando erano state messe in allarme da Roma: secondo fonti libanesi vicine alla vicenda, Dell’Utri era ospitato al Phoenicia col suo vero nome e col passaporto italiano. Agli inquirenti libanesi sarebbe bastato leggere le liste degli ospiti dei principali alberghi di Beirut per scorgere il nome del ricercato italiano. Al momento del fermo Dell’Utri sarebbe stato trovato in possesso di alcune decine di migliaia di euro e avrebbe preferito rimanere in totale silenzio. Lo stesso silenzio che è rimasto sulla sua cattura fino a tarda mattinata, quando dall’Italia il ministro dell’interno Angelino Alfano ha annunciato che l’ex senatore si trovava in custodia in un posto di polizia libanese a Beirut. Non certo un commissariato qualsiasi, ma la super fortificata sede della Direzione generale delle forze di sicurezza interne (polizia) incastonata in una delle aree di Beirut più popolate e a poche centinaia di metri dalla tristemente nota Linea Verde, che per 15 anni durante guerra civile (1975-90) ha diviso la città. In quel mega-bunker, protetto da due ordini di barriere di cemento e da un rigido sistema di sorveglianza, ci sono gli uffici del Dipartimento di intelligence. E’ in una stanza di questa sezione che Dell’Utri ha passato tutta la giornata, assistito in parte da funzionari dell’ambasciata italiana accorsi per prestare l’assistenza consolare “come sempre avviene in questi casi”. Nella caserma Dell’Utri potrebbe rimanere almeno fino a quando – forse già lunedì – si presenterà di fronte al giudice libanese per l’udienza di convalida dell’arresto. Prima della convalida non può esserci l’estradizione. Mentre martedì ci sarà il suo processo in Cassazione a Roma. Dalla metà di marzo Dell’Utri aveva fatto perdere le sue tracce in Italia. E il 24 del mese era stato avvistato sul volo Parigi-Beirut in classe business. Nella capitale libanese, per ammissione del fratello Alberto, Dell’Utri aveva conoscenti influenti e appoggi politici locali (si parla dell’ex presidente Amin Gemayel o dell’ex premier Michel Aoun, ma nessuna conferma dagli ambienti di entrambi i leader politici cristiani). Da Beirut non si sarebbe più mosso: il 3 aprile la Dia aveva localizzato vicino alla capitale “un’utenza mobile intestata a Marcello Dell’Utri”. E, sempre secondo il fratello, l’ex senatore si trovava in Libano almeno fino all’8 aprile. Ieri, tramite il suo legale, Dell’Utri aveva affermato di trovarsi all’estero per effettuare “esami e controlli” medici dopo un recente intervento di angioplastica. Intanto, in Italia non si sono sopite le polemiche sulla vicenda Dell’Utri. Da una parte Ncd compatto difende l’operato del ministro Alfano, duramente criticato ieri da Beppe Grillo e da M5S. Ma critiche sono venute anche dalla Lega Nord: il segretario Matteo Salvini ha chiesto le dimissioni di Alfano: in Italia continuano a sbarcare migliaia di clandestini, che mangiano e telefonano a spese nostre. Chissenefrega di Dell’Utri, fermate l’invasione”. Mentre Scelta Civica chiede al governo di chiarire sulla vicenda in parlamento, Forza Italia si schiera a difesa dell’ex senatore: “Dell’Utri viene trattato come un criminale senza avere una condanna definitiva”, afferma Francesco Giro. Di “vittoria delle istituzioni” ha parlato, invece, Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso nel ’92. (Lorenzo Trombetta/ANSA)