Berlusconi: da Strasburgo altro no a sua candidatura

MILANO. – Mentre da Strasburgo arriva un altro no alla sospensione immediata delle pene accessorie che impediscono a Silvio Berlusconi di candidarsi alle europee, si attende il prossimo passo con cui il leader di Forza Italia comincerà a scontare la condanna in affidamento in prova ai servizi sociali. Ha tempo infatti fino al 24 aprile per firmare il verbale delle prescrizioni imposte dal Tribunale di Sorveglianza e quindi dare il via al suo percorso di riabilitazione che, pur senza compromettere l’agibilità politica, prevede anche attività di volontariato con gli anziani ricoverati in un centro di Cesano Boscone alle porte di Milano. Da quanto è trapelato l’ex capo del governo dovrebbe, infatti, presentarsi subito dopo le vacanze di Pasqua nella sede dell’Uepe, l’Ufficio esecuzione penale esterna di Milano, in piazza Venino, per sottoscrivere il decreto che contiene gli 11 ‘paletti’ fissati ieri dai giudici della Sorveglianza e concordare con il responsabile dell’ente, Severina Panarello, le modalità e la cadenza dei colloqui che, come in genere accade, dovrebbero essere mensili. Da quel momento comincerà a decorrere la pena: verranno scalati i giorni scontati fino a quando avrà saldato il suo debito con la giustizia. E se l’iter intrapreso dovesse essere giudicato positivo, al termine del primo semestre, l’ex Cavaliere dovrebbe godere anche di 45 giorni di liberazione anticipata. Liberazione anticipata che comunque sarà concessa solo dal giudice relatore Beatrice Crosti, dopo un’attenta valutazione dei rapporti che l’Uepe invierà periodicamente segnalando se davvero è in corso quel “processo di revisione critica” richiesto quando si concede l’affidamento in prova ai servizi sociali. Così la prossima settimana comincerà il ‘programma’ di espiazione della pena inflitta per il caso Mediaset, che alla fine potrebbe essere meno di un anno, con tanto di regole a cui attenersi, salvo la concessione di speciali autorizzazioni: l’attività di volontariato come “animatore-motivatore” presso il reparto anziani della Fondazione Sacro Cuore di Cesano Boscone, i cui vertici hanno parlato di “un totale atteggiamento di collaborazione”, un giorno alla settimana per almeno quattro ore; il divieto di uscire dalla Lombardia eccetto dal martedì mattina al giovedì sera quando potrà stare a Roma; il divieto di uscire di casa (Arcore o palazzo Grazioli) dalle 23 alle 6 di mattina e di andare all’estero (gli è stato ritirato il passaporto); l’obbligo di assistenza familiare (versare il maxi assegno a Veronica Lario); il divieto di frequentare pregiudicati e tossicodipendenti e così via. Regole ritagliate in modo tale da consentirgli sia di svolgere l’attività ‘riparatoria’, come lui si è reso disponibile a fare, sia di proseguire nel suo lavoro di politico e la campagna elettorale per le europee pur senza figurare nella lista dei candidati. E’ di oggi, infatti, il provvedimento con cui la Corte di Strasburgo ha respinto anche la seconda richiesta presentata dall’avvocato Ana Palacio in nome di alcuni parlamentari Fi e di cittadini italiani per far sospendere immediatamente le pene accessorie che impediscono a Berlusconi di candidarsi. L’istanza ritenuta irricevibile, è la precisazione della Corte dei diritti umani, è stata esaminata da un giudice, come sollecitato da coloro che hanno fatto ricorso, dopo che la prima richiesta era stata valutata e rigettata da un cancelliere. Quindi, dopo la doppia bocciatura, il leader di Forza Italia dovrà accontentarsi di comizi, convention e riunioni elettorali o per discutere le strategie di partito, ma attenendosi alle regole imposte dal Tribunale di Sorveglianza che riguardano non solo la sua libertà di movimento ma anche, se così si può dire, di parola: non deve diffamare i magistrati e usare nei loro confronti parole “offensive, che dimostrano spregio nei confronti dell’ordine giudiziario”. Dunque davanti a supporter e elettori e pubblico dovrà bandire il suo ‘cavallo di battaglia’ altrimenti, anche per questo, rischia la revoca dell’affidamento e di finire in detenzione domiciliare.  (Francesca Brunati/ANSA)