Le banche riducono gli sportelli, verso il taglio di 1.500 filiali

ROMA.- Le banche accelerano sulla ‘rottamazione’ degli sportelli. Nei prossimi anni le sole grandi banche prevedono, secondo quanto risulta dai loro piani industriali, una riduzione di circa 1500 filiali dopo che il sistema nel suo complesso, dall’inizio della crisi nel 2007, ne ha già perso 800. L’uso massiccio delle tecnologie, la crisi economica e la caduta del mercato immobiliare hanno indotto gli istituti di credito a ridurre la rete e modificare la filiale che sarà sempre meno dedicata ‘alla cassa’ e più alla consulenza. Dal 2007 il sistema bancario italiano ha perso così circa 800 sportelli passando da circa 32.700 a 31.900 secondo i dati che si ricavano dalla Banca d’Italia che comprendono oltre 600 banche fra spa, popolari e banche di credito cooperativo. Il calo è stato più forte soprattutto per le Spa, situate per lo più nei centri urbani e che hanno fatto massiccio ricorso alle tecnologie di banca on line mentre quelle popolari o le Bcc, radicate nei piccoli centri o in quelli rurali e con una clientela più avanti negli anni stanno cercando di mantenere la rete magari riducendo gli spazi e il personale impiegato. Sono lontani i tempi nei quali le banche si contendevano le filiali dismesse dalle rivali per motivi Antitrust a colpi di offerte milionarie valutando ogni singolo sportello centinaia di migliaia di euro con l’ausilio di perizie e analisi di società di consulenza. La crisi economica, il crollo del mercato immobiliare e l’introduzione delle nuove tecnologie hanno reso quelle analisi preistoria. Analizzando i piani industriali delle grandi (Unicredit, Intesa, Mps) si ricava un cambio di rotta verso uno sportello con meno operazioni di tipo tradizionale di ‘cassa’ e più consulenza, che resta indispensabile per siglare un mutuo o stipulare un finanziamento per un’impresa. “I clienti per le operazioni giornaliere come bonifici, estratto conto o pagamento bollette – spiega un banchiere – non sono più disposti a fare la fila e operano da casa o dall’ufficio con pc e smartphone o anche dall’Atm ma per accendere un mutuo o realizzare operazioni complesse o percepite tali vogliono ancora parlare con qualcuno. Anche le banche on line si sono dovute per questo attrezzare con qualche filiale ‘fisica’”. Attaccano i sindacati: “le strategie fin qui attuate dalle banche italiane e incentrate soltanto su un taglio lineare del costo del lavoro e degli sportelli e sull’outsourcing di attività non hanno portato a un rilancio del settore” afferma Lando Maria Sileoni, Segretario generale della Fabi che chiede “un nuovo modello di banca, che generi profitti, creando occupazione e posti di lavoro e che rafforzi i suoi legami con le imprese del territorio”. Da qui al 2017 così Intesa Sanpaolo prevede di passare da 4100 a 3300 sportelli (erano 6100 nel 2007), Unicredit di ridurre 500 sportelli da qui al 2018 sugli attuali 4100 e Mps 200 degli attuali 2300. Va invece a marcia lenta il Banco Popolare il cui piano prevede solo 70 sportelli in meno. Inoltre l’ondata di fusioni e acquisizioni che sta investendo le banche medie, molte delle quali commissariate o in difficoltà, potrebbe portare una ulteriore riduzione della rete. La ‘ritirata’ delle banche si nota già nei centri urbani costellati di filiali vuote dove spicca il cartello ‘vendesi’ o ‘affittasi’ o riconvertite in altri esercizi commerciali. Lo scoglio per chiudere la filiale alle volte è rappresentato dagli alti costi di riconversione: togliere i vetri blindati costa infatti diverse migliaia di euro così come rimuovere il caveau, oppure dalla rescissione dei contratti di affitto. Per questo a volte si vedono negozi ed esercizi commerciali che mantengono le vetrine e i serramenti del precedente utilizzo. La filiale del ‘futuro’ ha così meno sportelli di cassa e più uffici di consulenza. Sarà più vasta se di una banca grande e frutto dell’accorpamento di due o tre mentre più piccola ma con meno impiegati se di un istituto di minori dimensioni. (Andrea D’Ortenzio/ANSA)