Napolitano chiama Padoan, chiarimenti su Irpef

ROMA. – Un’attenta analisi della ‘ratio’ del decreto Irpef – che mette in tasca a diversi italiani 80 euro in più al mese – uno scambio approfondito tra Giorgio Napolitano e Pier Carlo Padoan, salito al Quirinale con una corposa relazione tecnica, infine la firma da parte del Capo dello Stato, quindi la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Nessun giallo, assicurano fonti del Tesoro e del Colle, sui tempi del decreto Irpef, varato da Renzi venerdi’ scorso. Inutile quindi ricamare sulla visita del titolare del Tesoro, prevista sin dall’inizio, o sulle cautele del Capo dello Stato nell’esame di uno dei provvedimenti chiave dell’azione di governo. Normale che Napolitano abbia indugiato, chiedendo delucidazioni sulle proiezioni nel futuro, in particolare nel 2015. Altrettanto normale che il ministro dell’Economia le abbia puntualmente fornite, mentre un altro importante provvedimento del governo, il dl lavoro blindato ieri da una robusta fiducia alla Camera, passa oggi al Senato, dove Ncd e Sc sono pronti a dare battaglia per modificare il testo. Mentre la Conferenza delle Regioni chiede di rivedere la parte del decreto Irpef che assegna tagli di 700 mila euro alle Regioni – fonti del Tesoro tengono a precisare che non c’era nessun nodo da sciogliere nel colloquio Napolitano-Padoan oggi al Quirinale. Dopo la fase di pre-istruttoria, il Capo dello Stato ”avrebbe chiesto di vedere il ministro dell’Economia per parlare degli effetti del decreto e per condividere valutazioni sull’impatto che questo avra’ nel prossimo futuro sull’economia”. Una versione confermata in pieno dal Quirinale. Fonti del Colle spiegano infatti che già ieri il Presidente ha lavorato all’esame del testo del decreto che – si sottolinea – non e’ mutato di una virgola oggi al momento della firma. I lavoratori dipendenti con un reddito tra gli 8 e i 24mila euro – con la firma che Forza Italia aveva chiesto a Napolitano di non apporre, dubitando sulle effettive coperture – si troveranno in busta paga da maggio un bonus di 80 euro al mese, 640 euro annui. Con il decreto Irpef altri 9,6 miliardi di euro arrivano inoltre sul tavolo del pagamento dei debiti delle amministrazioni pubbliche, oltre ai 47 gia’ stanziati. E ancora: fatture pagate entro 60 giorni a partire dal 2015 con il blocco delle assunzioni – anche di Co.Co.Co – per chi sfora. Intanto fonti di Palazzo Chigi precisano che nel dl “non spunta nessuna nuova tassa, né ovviamente alcun prelievo sui conti correnti ma c’è il semplice adeguamento, previsto dall’annuncio del 12 marzo”, della tassazione sulle rendite finanziarie alla media Ue con il passaggio dal 20 al 26%. Decreto Irpef e decreto lavoro: due provvedimenti che il premier Renzi lega a stretta mandata, convinto che se da un lato si mettono 80 euro nelle tasche dei meno abbienti, dall’altro la maggioranza non può permettersi di affossare il provvedimento che facendo girare lavoro favorirà la crescita. Meno tasse sulle imprese e su “chi crea lavoro”, nessuna nuova tassa sulla ricchezza”, ma “un aumento del prelievo sui guadagni della ricchezza finanziaria”, con l’obiettivo che “la finanza sia al servizio di impresa e lavoro”, difende le sue scelte in 2 twitt Pier Carlo Padoan. Prosegue intanto il cammino del decreto lavoro che, dopo la sesta fiducia al governo Renzi di ieri, passa oggi alla Camera con 283 voti a favore, 161 contrari e un astenuto. “E’ quello che ci chiedevano le imprese”, chiosa il sottosegretario Graziano Delrio. I deputati grillini protestano mostrando le braccia incatenate e la scritta “schiavi moderni”. La battaglia riprenderà al Senato, dove Ncd e Sc puntano a modifiche che potrebbero mettere a rischio la conversione del dl entro il 20 maggio, prima delle elezioni europee. (Milena Di Mauro/ANSA)

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