L’Italia propone all’Onu banca dati su pena di morte

NEW YORK. – Mentre negli Usa il boia fa gli straordinari, l’Italia chiede che venga istituita dall’Onu una banca dati internazionale da mettere a disposizione dei governi per far chiarezza sulle conseguenze della pena capitale in tutta la sua complessità. L’annuncio arriva nel giorno in cui l’Onu rilancia la campagna per fermare la pena di morte: “Poniamo fine una volta per tutte a questa barbarie”, ha detto il segretario generale Ban Ki-moon in un discorso che ha informalmente lanciato la campagna per il rinnovo della moratoria delle esecuzioni il prossimo autunno da parte dell’Assemblea Generale. Ban ha parlato nel corso di un seminario sulle discriminazioni nell’applicazione della pena di morte organizzato da Italia, Cile e dall’ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani, moderatore l’assistente segretario generale per i diritti umani Ivan Simonovic. “Nei casi di pena capitale, poveri e minoranze partono svantaggiati. Spesso non hanno accesso a una efficace rappresentanza legale. La razza della vittima e quella dell’imputato entrano spesso in gioco. Le esecuzioni di minorati mentali sono proibite ma vengono ancora effettuate”, ha detto il capo dell’ONU secondo cui le discriminazioni nell’applicazione della pena capitale “rafforzano ulteriormente gli appelli per la sua abolizione”. L’Italia e’ impegnata da anni per fermare la mano del boia. Oggi ha proposto la creazione di una banca dati internazionale: “La pena di morte e’ spesso avallata da convinzioni che non hanno base scientifica”, ha detto il Rappresentante Permanente italiano Sebastiano Cardi: “Non sostengo che la verita’ sia necessariamente tutta da una parte, ma credo fermamente che chi prende decisioni, al pari dell’opinione pubblica che in tutto il mondo tende ad essere guidata dall’emotivita’, puo’ fare scelte informate solo sulla base di dati concreti, che diano un quadro chiaro delle conseguenze della pena di morte in tutta la sua complessità”. “Servono informazioni accurate, affidabili e ad ampio raggio”, ha aggiunto il Rappresentante italiano: “Non ipotesi vaghe, talora di parte. Le Nazioni Unite sono la sede ideale per il lancio di questo progetto”. Negli Stati Uniti intanto la macchina della morte di stato non si ferma: due esecuzioni nel corso della notte in Florida e Missouri mentre in Oklahoma il governatore Mary Fallin sfida i giudici e vince la chance di mettere a morte due uomini con un cocktail segreto di veleno. Negli Usa, si e’ sentito ripetere oggi all’Onu, le discriminazioni nell’applicazione della pena di morte sono all’ordine del giorno: “Nel Sud spesso l’unico nero in aula e’ l’imputato”, ha osservato Stephen Bright, noto giurista e presidente del Southern Center for Human Rights di Atlanta in Georgia nel seminario organizzato dalle Nazioni Unite. (Alessandra Baldini/ANSA)

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