Pena di morte, negli Usa innocente un condannato su 25

NEW YORK. – Negli Usa un condannato a morte su 25 era forse innocente: è il risultato shock emerso da uno studio pubblicato su ‘Proceedings of the National Academy of Sciences’ (Pnas) che ha analizzato quasi 7.500 condanne a morte in America in circa 30 anni. Mentre non si placano in molti Stati le polemiche sui farmaci usati per le esecuzioni. Secondo l’indagine guidata da Samuel Gross, docente all’Università del Michigan, il 4,1% dei condannati alla pena capitale tra il 1973 e il 2004 non dovevano essere messi a morte. Tradotto in numeri, vuol dire che in circa trent’anni negli Stati Uniti sono state condannate alla pena di morte 300 persone che probabilmente erano innocenti. Lo studio specifica anche che, per vari motivi, non tutti i condannati a morte finiscono effettivamente davanti al boia, ma in ogni caso, secondo quanto scrive il Washington Post, dei 1.320 detenuti giustiziati dal 1977 sicuramente molti erano innocenti. “Dal 1973 al 2004, l’1,6% dei condannati a morte sono stati scagionati e messi in libertà perché innocenti”, ha sottolineato Gross, spiegando però che tra le difficoltà per individuare le persone ingiustamente ritenute colpevoli c’è proprio il fatto che più del 60% dei detenuti condannati alla pena capitale alla fine vengono tolti dal braccio della morte perché la loro condanna viene commutata nel carcere a vita. “Quando questo succede, i loro casi giudiziari non ricevono dal sistema legale lo stesso trattamento in termini di revisione riservato ai condannati a morte”. In pratica, vuol dire che se i condannati a morte fossero lasciati in attesa dell’esecuzione, almeno il 4,1% di essi sarebbe scagionato. E intanto, mentre la mano del boia non si ferma in buona parte degli Stati Uniti, è polemica sui farmaci attualmente usati per l’iniezione letale, che non sembrano efficaci nell’agire velocemente. Polemiche alimentate anche dall’ultimo caso registrato in Ohio, dove un detenuto, Dennis McGuire, 53 anni, colpevole di aver violentato e ucciso una donna incinta, è morto dopo un’agonia durata 25 minuti, durante i quali ha avuto forti convulsioni, prima di esalare l’ultimo respiro. Per risolvere il problema, ora lo Stato ha fatto sapere di aver disposto il potenziamento delle dosi di farmaci usati per l’iniezione letale durante le esecuzioni. A McGuire era stata iniettata una combinazione di farmaci letali mai usata prima negli Stati Uniti. L’Ohio Department of Rehabilitation and Correction (Drc) è ricorsa a tale combinazione dopo aver esaurito le scorte di farmaci usati per anni e provenienti in particolar modo da case farmaceutiche europee, che ora si rifiutano di fornirli per motivi etici. Secondo il Drc, non c’è comunque alcuna prova che McGuire sia andato incontro a sofferenze, ansia o angoscia prima di morire, e intanto, il 19 maggio, un altro detenuto sarà mandato a morte con la stessa combinazione letale usata per lui. (Gina Di Meo/Ansa)

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