Carceri: due evasi in poche ore, erano in permesso premio

ROMA. – Due nuove evasioni, sempre per mancato rientro dal permesso. E uno dei due detenuti è un condannato per omicidio. A poche ore dal caso di Filippo De Cristofaro, il killer del catamarano all’ergastolo per aver ucciso nel 1988, con la complicità della sua compagna, la skipper Annarita Curina per impossessarsi del suo catamarano e fuggire in Polinesia, la storia si ripete. Esattamente come De Cristofaro, un detenuto di Bollate in permesso premio non si è presentato ai carabinieri per l’obbligo di firma e non ha fatto rientro in carcere: è il tunisino Ballouti Moncef, condannato per omicidio, fine pena nel 2020. “L’episodio deve far riflettere, perché riguarda una struttura, Bollate, definita modello”, avverte Leo Beneduci, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp. Ma a quest’evasione se ne è aggiunta un’altra: un marocchino recluso nel carcere di Monza, uscito dal carcere per svolgere attività esterna, non si è presentato sul luogo di lavoro. A renderlo noto i carabinieri. Meno gravi i reati, legati alla droga: nell’agosto 2015 avrebbe finito di scontare la pena. Il detenuto di Bollate, invece, era stato ammesso al lavoro esterno prima con scorta e quindi, vista la buona condotta, senza scorta. Poi gli sono stati concessi dei permessi premio, ma questa volta lui non è tornato sui suoi passi. In cella è stata disposta anche una perquisizione: tutti i suoi effetti personali sono risultati al loro posto, tranne il suo pc. Questi due episodi allungano la lista dei detenuti evasi di recente: otto, con quelli di oggi, i casi che negli ultimi quattro mesi hanno fatto rumore, e quattro riguardano assassini. Il 17 dicembre scorso evase Bartolomeo Gagliano, serial killer, detenuto al Marassi di Genova: non rientrò dal permesso premio e fuggì in Francia. Tre giorni dopo toccò a Pietro Esposito, pentito di camorra, anche lui in permesso premio, detenuto a Pescara. Il 3 febbraio un commando assaltò il furgone che stava trasportando l’ergastolano Domenico Cutrì a un’udienza, liberandolo. Il 12 febbraio Giampiero Cattini e Sergio Di Palo, accusati di rapina e furto, fuggirono da Rebibbia calandosi da un muro di cinta con una fune di lenzuola. Tutti sono stati catturati, tranne gli ultimi due evasi di cui si è saputo oggi e De Cristofaro che il 21 aprile – ma la notizia si è saputa ieri -non è rientrato al carcere di Porto Azzurro, sull’Elba e ora per acciuffarlo sono in corso ricerche a tappeto. La procura di Livorno ha aperto un’inchiesta per evasione. Anche la Squadra Mobile di Ancona, città dove De Cristofaro fu processato, sta svolgendo indagini. E l’ex capo della Mobile anconetana, Italo D’Angelo, oggi candidato alle elezioni europee per il Ncd, non lesina critiche al sistema dei “servizi sociali e dei permessi premio concessi ad assassini o condannati per corruzione”. “Questi episodi – sottolinea il leader dell’Osapp, Beneduci – dimostrano come il sistema penitenziario non sia esente da gravissime carenze anche dal punto di vista del reinserimento dei detenuti. E’ vero che i casi di evasione sono statisticamente molto pochi rispetto alla popolazione carceraria, ma fatti di questo tipo, specie se riguardano omicidi, devono far riflettere”.  (Eva Bosco/ANSA)