Intesa Sanpaolo, banche estere in fuga ma noi vicini al Paese

TORINO. – Intesa Sanpaolo rivendica il forte legame con l’Italia, l’innovativo rapporto con i propri dipendenti e la funzione sociale nel Paese. E sulla sua strategia scommettono i fondi esteri che, all’assemblea degli azionisti, nella sede torinese di piazza San Carlo, sono la maggioranza, il 52% dei presenti: partecipano BlackRock, Norges, Fidelity, Prudential, Vanguard, Legal and General, Templeton, Schroeder. “Buoni compagni di viaggio”, li definisce Antonio Finotti, presidente della Fondazione Cassa di Padova e Rovigo. Anche Piazza Affari promuove la banca che chiude con un +4,6. Intervengono a più riprese i piccoli azionisti, con qualche battibecco sulla durata concessa per gli interventi e vola anche qualche parola grossa. L’assemblea va avanti per sette ore: vengono approvati, a larghissima maggioranza, tutti i punti, l’integrazione della riserva legale, le remunerazioni, il piano di investimento, le azioni proprie e, nella parte straordinaria, la modifica dell’articolo 5 dello Statuto e la proposta di delega al consiglio di gestione ad aumentare il capitale. Tutti i temi caldi fanno capolino: il debito Tassara (la proroga al 2016? “La migliore soluzione”, la definisce Messina), la liquidazione dell’ex ceo Enrico Cucchiani (“3,6 milioni previsti dal contratto”, spiega il presidente del consiglio si sorveglianza Giovanni Bazoli), la possibile conversione delle azioni risparmio in ordinarie (per ora non conveniente). “Le banche straniere durante la crisi scappavano rispetto ai titoli del Tesoro italiano, noi eravamo lì, siamo sempre stati vicini alla situazione economica reale di questo Paese”, sottolinea il ceo Carlo Messina. “La nostra volontà di continuare a sottoscrivere titoli di Stato – aggiunge – ha consentito di superare un momento difficile nel finanziamento del debito pubblico. Siamo stati vicini all’Italia. E non abbiamo mai interrotto l’erogazione di credito a imprese e famiglie durante la crisi”. Il presidente del consiglio di gestione, Gian Maria Gros Pietro, rivela che la banca ha ricevuto non molti giorni fa da Blackrock, secondo azionista con il 5% dopo la Compagnia di San Paolo che detiene il 9,7%, una lettera “in cui invita a perseguire obiettivi di lungo termine, sostenibili nel tempo”. Si parla anche dell’accordo recente con i sindacati che porta la banca ad avere un azionariato diffuso: tutti i 90.000 dipendenti, delle sedi italiane ed estere, diventano soci. “Fiducia, coinvolgimento ed innovazione sono le parole chiave”, commenta Francesco Micheli, Chief Operating Officer. “Un unicum”, sottolinea Messina. Bazoli ribadisce il suo “attaccamento alla banca totale” (“mai esiterei un momento a passare la mano al primo segno di difficoltà che avvertissi nell’espletamento del mio mandato”) e annuncia uno studio per verificare se esista un sistema di governance migliore del duale. Non gli piace “la formula mediatica banca di sistema”, ma invita a non dimenticare che in molti casi gli interventi nei confronti di grandi aziende, che hanno un peso nel Paese, come Telecom, sono dovuti alla valutazione dei riflessi sociali. (di Amalia Angotti/ANSA)