Ultrà: Napolitano, intransigenti con chi spranga

ROMA. – Dopo aver definito la follia fuori dallo stadio Olimpico in occasione della finale di Coppa Italia non calcio ma il segno di una “crisi morale, di valori e di comportamenti” che coinvolge un pezzo non trascurabile del paese, Giorgio Napolitano torna su quei fatti con parole ancora più dure: contro chi usa spranghe e bombe carta serve un’ “intransigenza assoluta”. Parole che il capo dello Stato pronuncia, non a caso, incontrando al Quirinale il capo della Polizia Alessandro Pansa e una rappresentanza degli allievi degli istituti di formazione di polizia in occasione del 162esimo anniversario del corpo: per ribadire “il riconoscimento e il rispetto” che la maggioranza del paese nutre nei confronti degli uomini e delle donne che, con il loro lavoro e il loro sacrificio, garantiscono a tutti la sicurezza e la libera manifestazione del pensiero. “Chi si presenta con le spranghe – dice il Presidente – con le bombe-carta, chi attacca senza scrupolo anche sapendo di poter colpire molto gravemente, e chi incendia e devasta: su questo ci deve essere una intransigenza assoluta, un rigore di cui voi siete l’espressione più importante e nello stesso tempo più esposta”. Ma il rinnovato monito di Napolitano è anche il segnale che la guerriglia fuori dallo stadio, gli spari contro un giovane tifoso, il siparietto sotto la curva degli ultrà con lo Stato costretto a dialogare con Genny ‘a carogna, hanno posto le istituzioni di fronte ad una strada senza ritorno. Ecco perché il capo della Polizia, finora rimasto in silenzio sull’intera vicenda, dice chiaramente che “situazioni come quelle non dovranno più ripetersi”. “Già da tempo – spiega Pansa davanti al ministro dell’Interno e ai vertici delle forze di polizia, alla cerimonia per l’anniversario della fondazione – abbiamo innalzato la nostra capacità di intervento in occasione delle manifestazioni calcistiche tanto che negli ultimi 12 mesi abbiamo arrestato 128 supporter, anche se questa definizione andrebbe spesso sostituita con quella di delinquenti, contro i 41 dell’analogo periodo dell’anno precedente”. Aumentato anche il numero degli agenti impegnati negli stadi e, “purtroppo – aggiunge Pansa -, anche il numero dei feriti tra le nostre file e tra gli steward”. Dunque “è chiaro che si deve fare ancora di più”. Il capo della Polizia promette che assieme alle altre istituzioni e al mondo dello sport “individueremo in tempi brevi nuove e più incisive forme di controllo, per evitare che lo sport più amato dagli italiani possa essere rovinato da quelli che sono talvolta veri e propri gruppi criminali”. Un discorso, quello contro i violenti, che va ben oltre i confini del calcio e che prevede la riscrittura totale delle “regole d’ingaggio” in occasione delle manifestazioni di piazza: un insieme di norme alle quali sta lavorando da tempo il vice capo vicario della Polizia Alessandro Marangoni e che, sottolinea Pansa, “è in dirittura d’arrivo”. Perché non ci siano più alibi per nessuno: “saremo severi contro eventuali atti di violenza ingiustificabile da parte di chi deve operare sul fronte della pubblica sicurezza” ma allo stesso tempo “non è più tollerabile che a manifestazioni autorizzate debbano prendere parte impunemente persone mascherate e armate”. Un comportamento che, è l’auspicio del capo della Polizia, “andrebbe adeguatamente sanzionato, anche se non spetta a noi una tale decisione”. Con le nuove regole, Pansa si dice “certo che la situazione migliorerà per tutti, forze dell’ordine e manifestanti”: saranno “regole chiare e vincolanti e serviranno a tutelare i cittadini, che avranno il dovere di conoscerle, ma anche e soprattutto gli agenti che oggi operano spesso senza sapere in che modo la loro condotta sarà valutata dall’autorità giudiziaria e dai superiori”. L’obiettivo è soltanto uno, conclude Pansa: “continuare a garantire a tutti il diritto di manifestare liberamente le loro opinioni, il diritto degli altri cittadini a non vedere danneggiati i propri beni, il diritto degli operatori di polizia a non rischiare ogni giorno l’incolumità e la carriera”.

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