Europee, 400 milioni di cittadini scelgono tra 17mila candidati

BRUXELLES – Le prime ad aprire i seggi saranno domani Olanda e Gran Bretagna, l’ultima a chiuderli sarà domenica l’Italia: le elezioni europee si avvicinano, e con esse la paura che si trasformino in un referendum contro l’Europa e contro quei Governi complici del rigore che ha stremato i cittadini.

I partiti euroscettici salgono nei sondaggi e rubano la scena agli schieramenti tradizionali, i recenti confronti tv tra gli aspiranti leader alla guida della Commissione Ue non hanno infiammato gli animi lasciando intatti i timori che a vincere davvero sarà di nuovo l’astensionismo, come nel 2009, quando alle urne andò appena il 43% degli europei.

I circa 400 milioni di cittadini dell’Unione europea che dovranno scegliere tra oltre 17.000 candidati, non voteranno tutti domenica 25: nei 28 Paesi membri le operazioni di voto si svolgeranno da domani a domenica. Dopo l’apertura nel Regno Unito e in Olanda, si prosegue venerdì con Repubblica Ceca (unica a tenere aperte le urne per due giorni) e Irlanda, sabato sarà la volta di Lettonia, Malta e Slovacchia, infine domenica voteranno tutti gli altri. Per sapere i primi dati reali ufficiali bisognerà aspettare l’Italia: è l’ultima a chiudere le urne alle 23 di domenica.

Ma prima, dalle 22, il Parlamento europeo darà già le prime proiezioni basate sugli exit poll disponibili da circa il 60% dei 28 Paesi. Questo perché man mano che le urne si chiuderanno, i vari Stati diffonderanno i loro exit poll e quindi sarà possibile aggregare i dati e avere già un’idea della composizione del prossimo Parlamento europeo, che sarà formato da 751 deputati.

Oltre un quarto dei 751, sarà euroscettica: PollWatch vede i partiti anti-Europa arrivare primi in Francia (Front National di Marine Le Pen), in Olanda (il PVV xenofobo di Geert Wilders), in Finlandia (i nazionalisti dei Veri Finlandesi), in Gran Bretagna (l’Ukip di Nigel Farage), in Danimarca (il Danish People Party) e in Repubblica Ceca (i simil-grillini del ‘Partito degli scontenti’).

In Germania il vento anti-euro dovrebbe portare Alternative fur Deutschland oltre il 6% e dunque ad almeno 6 deputati e, dal momento che non c’è più la soglia di sbarramento, stando ai sondaggi dovrebbe entrare anche un deputato della formazione neo-nazista Npd.

L’ondata euroscettica antieuro e anti-immigrazione si fa forte anche in Austria, dove il Fpo supera il 20% e raggiunge socialisti e popolari, giungendo a prendere 4-5 deputati come gli altri due schieramenti. Si arriva poi all’Ungheria che porterà almeno 5 antisemiti di Jobbik, dato come secondo partito, e ai neo-nazi di Alba Dorata in Grecia che ne dovrebbero avere almeno due.

Le europee rischiano quindi di essere sia un voto di scontento contro l’Europa dell’austerità, delle troppe regole e dei vincoli rigidi, sia un test dei governi al potere, che dai socialisti in Francia ai ‘falchi’ finlandesi dei popolari-liberali in carica, verrebbero bocciati dagli elettori.

 

Parte dall’Olanda l’ondata euroscettica

Avrà il colore ossigenato della chioma di Geert Wilders la punta dell’ondata euroscettica e populista, che domani partirà dall’Olanda e che per domenica rischia di abbattersi su tutte le urne europee. Nella culla del sogno a dodici stelle a tenere alta la fiamma dell’europeismo, almeno di facciata, resteranno però Belgio e Lussemburgo. Il primo, più preoccupato dal supervoto che deciderà il prossimo governo federale e regionale, non conta tra i vincitori papabili formazioni euroscettiche, nemmeno fra i separatisti fiamminghi. Il secondo ha nell’ex premier Jean-Claude Juncker, candidato alla presidenza della Commissione, la sua figura più popolare. Insieme alla Gran Bretagna, dove l’anti-Ue Ukip dovrebbe fare incetta di voti, saranno i Paesi Bassi a dare il ‘là’ alle elezioni europee, dove il primo partito verosimilmente sarà, come in buon parte d’Europa, un astensionismo ai massimi storici.

Dopo lo schiaffo del 2005, quando oltre il 60% di olandesi disse ‘nee’ alla Costituzione europea, la disaffezione verso Bruxelles raggiunse il picco nel 2009 quando appena il 36% si recò alle urne. E questa volta le cifre rischiano di essere ancora inferiori. Nel vuoto dell’elettorato, il primo partito in testa a testa con i centristi del D66, all’opposizione del governo liberal-laburista di Mark Rutte, è, secondo i sondaggi, il Partito per la libertà (Pvv) dell’islamofobo Wilders, che ha dichiarato guerra al “mostro di Bruxelles” che intende distruggere “da dentro”.

E per questo nel prossimo Parlamento europeo intende allearsi con gli euroscettici del Front National francese, dell’austriaco Fpo, della Lega, del belga Vlaams Belang, dello slovacco Sns e dei democratici svedesi. Ma Wilders, che batte sul tasto dello stop agli immigrati, dell’uscita dall’euro e dall’Europa, non è l’unico a fare discorsi anti-Ue. Ci sono anche i socialisti del Sp e i calvinisti del Sgp. E i partiti al governo, Vvd e PvdA, che da tempo spingono sul più soft ma certo non europeista ‘meno Europa più Olanda’, dai sondaggi vengono puniti alle urne. Nel vicino Belgio la campagna per le europee è stata oscurata da quella per legislative e regionali, che avverranno lo stesso giorno nel super-voto di domenica.

La situazione rischia di essere ancora peggiore del 2010, quando il paese restò, segnando il record del mondo, per quasi metà legislatura senza governo. Nulla è cambiato: i fiamminghi indipendentisti della N-va, guidati dal sindaco di Anversa Bart De Wever, sono dati al primo posto, mentre in Vallonia sono in testa, anche se in leggero calo, i socialisti del premier Elio Di Rupo.

Il rompicapo a Strasburgo sarà per la N-va: finora nel gruppo dei verdi, dopo la virata a destra è difficile che vi resterà, ma non sembra andrà con gli euroscettici avendo sempre puntato su Fiandre indipendenti in seno all’Ue. E gli estremisti anti-Ue del Vlaams Belang sono dati in netto calo con consensi quasi dimezzati. In Lussemburgo, invece, il voto europeo sarà l’occasione per testare il consenso del governo Bettel liberal-socialista in carica da dicembre, che ha preso misure impopolari. Nessun sondaggio è stato realizzato nel Paese, che vede i pezzi da novanta – ma del partito cristianodemocratico all’opposizione – Juncker correre per il posto di Barroso e la commissaria alla giustizia Viviane Reding per Strasburgo. E nessun euroscettico.

Chiara De Felice

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