Usa: sanzioni, un’ ipotesi comunque allo studio  

CITTA’ DEL MESSICO – Avanza, lentamente ma senza sosta. Il progetto di Legge, che prevede pesanti sanzioni contro coloro che, dai vertici politici venezolani, violano o permettono la violazione dei diritti umani prosegue il suo iter nel Congresso nordamericano.

Il segretario di Stato americano, John Kerry, non ribadito la possibilitá di ”sanzioni” contro il governo del presidente Maduro pur dichiarando  di ”sperare che queste non siano necessarie e che ci si possa muovere verso la riconciliazione”.

Il rappresentante di Washington ha tenuto a sottolineare che ”il Congresso degli Stati Uniti sta già discutendo eventuali sanzioni e approvato una legge in questa direzione”.

L’iniziativa legislativa, che prosegue il suo percorso, divide Parlamento e Casa Bianca. Se nel Congresso degli Stati Uniti si é convinti della necessitá di provvedimenti contro il governo del presidente Maduro, che negli ultimi interventi pubblici ha promesso castighi esemplari contro chi protesta, la diplomazia della Casa Bianca scommette nel “Dialogo Nazionale”, l’iniziativa promossa da Unasud con la collaborazione del Vaticano.

Gli studenti continuano a protestare e, nei quartieri di classe media, non mancano le barricate. Ma é evidente che queste hanno perso forza e sono sempre meno coloro che vi partecipano. La violenza nella repressione, caratterizzata a volte da gravi violazioni dei diritti umani, e la promessa del Presidente Maduro di castighi severi, a quanto pare, stanno ottenendo l’effetto desiderato. Ma l’uso eccessivo della forza nel reprimere gli studenti che scendono in piazza a manifestare, e il discorso inflessibile del capo dello Stato, che non lascia spazio a compromessi, non contribuiscono al dialogo né, tanto meno, alla costruzione di un clima che permetta di avanzare verso quei provvedimenti di cui il Paese ha bisogno per uscire dalla crisi economica e allontanare l’instabilitá politica e istituzionale. Instabilitá  politica e istituzionale che preoccupa l’Unione Europea, gli Stati Uniti e, ora, anche gli alleati tradizionali del “chavismo”.