Ucraina, 17 soldati uccisi ad Est: elezioni a rischio

KIEV  – Una nuova fiammata di combattimenti torna a sconvolgere la tormentata Ucraina orientale ad appena tre giorni dalle elezioni presidenziali di domenica prossima, alimentando seri dubbi sulla tenuta dell’atteso scrutinio. I filorussi hanno lanciato diversi attacchi contro le truppe fedeli a Kiev nella notte e durante le prime ore del giorno e sono almeno 17 i militari ucraini che hanno perso la vita sotto il fuoco dei separatisti, mentre almeno 36 sono rimasti feriti.

Si tratta di una giornata terribile per l’esercito ucraino, la più sanguinosa dall’inizio dell’operazione militare a est a metà aprile, e lo spiraglio di luce rappresentato dalla conferma da parte della Nato di un possibile inizio del ritiro delle truppe russe dal confine con l’Ucraina non sembra contribuire al momento a una de-escalation delle violenze. I continui scontri mettono infatti a serio rischio il regolare svolgimento del voto nelle regioni di Donetsk e Lugansk, dove i miliziani delle autoproclamate repubbliche popolari filorusse controllano più della metà delle locali commissioni elettorali distrettuali, e cioè ben 18 su 34 secondo i dati ufficiali diffusi ieri pomeriggio.

A confermare che la situazione non è sotto il controllo delle autorità ucraine è arrivata l’occupazione di ben quattro miniere di carbone nella regione di Lugansk da parte dei filorussi, che avrebbero pure preteso la consegna dell’esplosivo. Secondo il premier ucraino, Arseni Iatseniuk, la colpa di ciò che sta avvenendo è della Russia, che sta tentando di inasprire il conflitto nell’est e che vuole impedire che le presidenziali si svolgano regolarmente. Per questo, il governo ucraino – che sostiene di poter provare le responsabilità di Mosca – ha deciso di chiedere alle Nazioni Unite di “convocare immediatamente una seduta del Consiglio di sicurezza dell’Onu”.

Il portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Aleksandr Lukashevich, ha però risposto per le rime a Kiev parlando di “accuse infondate” e ribadendo le perplessità del Cremlino su elezioni che si svolgeranno con “un’operazione punitiva” in atto. Ma Lukashevich è andato oltre, e ha accusato i militari ucraini di aver fatto delle “vittime tra i civili” nella zona di Sloviansk, vera e propria roccaforte dei filorussi. Questa notizia non ha però ricevuto alcun tipo di conferma. Gli unici morti certi per ora sono i 17 militari ucraini uccisi dai proiettili degli insorti. Anche se secondo degli ufficiali di Kiev intervistati da alcuni media gli assalitori potrebbero piuttosto essere dei mercenari al soldo dei separatisti.

Il segretario del Consiglio di sicurezza ucraino, Andrii Parubii, sostiene che gli attacchi notturni contro i soldati di Kiev siano stati ben quattro. Un militare è stato ucciso in uno scontro a Rubezhnoie, nella regione di Lugansk, ma il combattimento più cruento si è consumato nei pressi di Volnovakha, a circa 20 chilometri da Donetsk, dove – secondo il ministero della Salute di Kiev – ben 16 soldati hanno perso la vita e 32 sono rimasti feriti. Non è ancora ben chiara la dinamica dell’attacco, ma pare che i filorussi fossero armati di mortai, kalashnikov e granate.

Le foto pubblicate sulle testate locali mostrano cadaveri di soldati che giacciono sui campi coltivati o dentro mezzi militari, e almeno tre mezzi corazzati completamente bruciati e senza le torrette, divelte e sparate lontano dall’esplosione. Uno dei leader dei separatisti, Pavel Gubarev, ha negato che l’attacco sia stato perpetrato dai suoi uomini, ma un altro “comandante” dei filorussi che si è presentato come ‘Il Diavolo’ ha confermato l’assalto da parte dei suoi uomini, che si sono anche impadroniti di decine di armi.

La tensione a est è ormai alle stelle, e i separatisti dell’autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk hanno persino annunciato l’introduzione dello “stato di emergenza militare”, precisando che proseguirà fino a quando le truppe di Kiev non avranno abbandonato la regione. Il governo ucraino però non vuole ovviamente mollare e punta il dito contro la Russia: secondo il segretario del Consiglio di sicurezza di Kiev, Parubii, sarebbe proprio là, a Rostov sul Don, che i pro-Mosca si addestrano per combattere in Ucraina.(