Ucraina: prove dialogo Poroshenko-Mosca, il ma blitz ad est continua

KIEV – Mosca e Kiev si tendono cautamente la mano dopo il trionfo del trasformista oligarca Petro Poroshenko alle presidenziali in Ucraina, ma a oriente il sangue continua a scorrere e ieri si è combattuto persino per le strade di Donetsk per il controllo dell’aeroporto di questa metropoli di circa un milione di abitanti che è anche il centro dell’omonima regione separatista, vero e proprio cuore minerario e industriale dell’Ucraina.

La patata bollente dell’est è adesso in mano a Petro Poroshenko, ormai ufficialmente presidente in pectore dopo che la commissione elettorale centrale ha annunciato la sua vittoria già al primo turno con il 54% dei voti senza neanche bisogno di ballottaggio. Nonostante nelle zone di Donetsk e Lugansk non si è votato perché i separatisti armati hanno impedito l’apertura dei seggi, l’Osce ha definito le elezioni “ampiamente conformi alle norme democratiche” e ha dichiarato che il risultato elettorale “offre al nuovo presidente la legittimità per stabilire immediatamente un dialogo con tutti i cittadini delle regioni dell’est” aprendo a un maggiore decentramento del potere.

Da parte sua il pragmatico ‘re del cioccolato’ si è subito detto disposto al dialogo con Mosca – che il governo filo-occidentale di Kiev accusa di sostenere e armare i separatisti -, ma con i ribelli sembra deciso a usare il pugno di ferro e ha già annunciato che l’operazione militare nelle regioni di Donetsk e Lugansk proseguirà per impedire che “i terroristi” – come la nuova leadership di Kiev chiama gli insorti – trasformino l’est dell’Ucraina in una nuova “Somalia”. }

Anche dalla Russia arriva intanto una timida ma importante apertura. Ieri mattina il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, ha ribadito quanto detto nei giorni scorsi dal suo ‘capo’ Vladimir Putin: e cioè che Mosca “rispetterà la scelta del popolo ucraino”. Ma Lavrov – pur guardandosi bene dal chiamare “presidente” il miliardario filo-occidentale – ha anche dichiarato che le autorità russe sono “pronte al dialogo” con Poroshenko per “trovare delle soluzioni ai problemi che esistono in questo momento tra Russia e Ucraina”.

Fari puntati sul nuovo presidente insomma per risolvere la crisi che insanguina la repubblica ex sovietica, e ieri il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha sottolineato che gli Stati Uniti sosterranno Poroshenko nei suoi sforzi per costruire una Ucraina “unita”. La ricerca di un compromesso tra Kiev e i separatisti dell’est appare comunque ancora molto lontana: Denis Pushilin, il leader dell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, ha annunciato di essere disposto al dialogo con Poroshenko “ma solo con la partecipazione di mediatori”, poi però ha precisato che questo dialogo è possibile solo su due punti: lo scambio degli “ostaggi” e il ritiro delle truppe ucraine.

Le violenze quindi continuano. Nella notte un commando di filorussi ha assaltato l’aeroporto di Donetsk e ne ha preso in parte il controllo. La risposta delle truppe di Kiev è arrivata nel primo pomeriggio con un contrattacco sferrato aprendo il fuoco anche con tre elicotteri e due caccia, e i combattimenti si sono presto estesi anche alla stazione ferroviaria, dove almeno una persona è morta. Secondo alcuni media locali, si tratterebbe di un parcheggiatore colpito da un proiettile vagante, ma i filorussi parlano di due vittime. Gli scontri però proseguono senza sosta anche in altre zone dell’Ucraina orientale, e almeno due miliziani filorussi hanno perso la vita nei pressi di Sloviansk, la roccaforte dei separatisti dove due giorni fa è stato ucciso il fotoreporter italiano Andrea Rocchelli. A Kiev, invece, il futuro sindaco ed ex pugile Vitali Klitschko – il ‘dottor Pugno di ferro’ che è anche il principale alleato politico di Poroshenko – vuole far “gradualmente tornare la città a una vita normale” e ha annunciato che le barricate di piazza Maidan “hanno adempiuto la loro missione e devono essere smantellate”. Resta da vedere se i cosacchi, i paramilitari nazionalisti di Settore Destro e le forze di autodifesa saranno d’accordo.

 

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