Napolitano: “Un voto che ha premiato la voglia d’Europa”

ROMA  – Un voto che ha premiato non solo Matteo Renzi ma anche la voglia d’Europa, pur con tutti i suoi limiti e le cose da cambiare. Una tornata elettorale che ha confermato la voglia di stabilità e riforme dei cittadini e che impegna la politica tutta a seguire queste indicazioni. E che soprattutto riporta l’Italia al centro delle dinamiche europee alla vigilia dell’assunzione di una grande responsabilità come la presidenza di turno dell’Unione. Il presidente della Repubblica ha accolto con serenità e fiducia nel prossimo futuro la giornata elettorale, così come d’altronde aveva vissuto anche le ultime tesissime ore che hanno portato al voto. Tenendosi fuori dalla mischia ma senza rinunciare a proporre un appello al voto in nome dell’Europa e delle sue “straordinarie” conquiste, senza rinunciare a stigmatizzare ”populismi e demagogie”.

E ieri Giorgio Napolitano ha mostrato assoluta tranquillità confermando i suoi impegni istituzionali, pur dopo una lunga telefonata con il vincitore unico di queste elezioni con finale a sorpresa. E’ stato infatti il premier a far capire le linee generali dell’azione di Governo sulle quali si è concordato con il capo dello Stato.

– Ho sentito il Presidente della Repubblica e posso solo dire che la sua attenzione – e quella di tutti noi – è che nella fase che si apre, semestre di presidenza italiana Ue, riforme e le conseguenze tra il risultato delle elezioni e le vicende italiane, si dia centralità al Paese – Parole velate dalla riservatezza del colloquio ma che non è difficile decriptare e che ben spiegano la rinnovata energia che il presidente chiede a Governo e Parlamento.

La stabilità istituzionale è stata infatti premiata prima dagli elettori e poi anche dai mercati (Milano ha chiuso a più 3,6 per cento). E per questa stabilità Napolitano ha sopportato in silenzio in queste settimane anche una serie di attacchi personali piovutigli addosso copiosi. Una stabilità che il Colle ha sempre ritenuto fondamentale per il Paese al punto di aver dovuto ‘sacrificare’ al suo altare – solo tre mesi fa – Enrico Letta, con il quale aveva rapporti quasi filiali.

Sulle riforme, sulla loro assoluta “ineludibiltà”, Napolitano ha perso la voce in questi anni, spiegando, convincendo e, a volte, alzando i toni per ricollocare sulla terra una politica che faceva resistenza. E di questo, di una ‘road map’ da ridefinire al più presto, il presidente ha parlato con il premier. Ma soprattutto, l’europeista di ferro Napolitano, avrà colto la straordinaria opportunità che si presenta all’Italia e al suo premier per incidere – finalmente – a Bruxelles dopo anni nei quali il Belpaese è stato considerato una grassa anatra azzoppata.

Fiducia nel futuro, quindi. Non solo in chiave interna ma per ricollocare il governo di Roma nel posto che gli spetta sfruttando con decisione e grande scrupolo il semestre che si apre il primo luglio. Nel paradosso di un’Europa che vede crescere al suo interno gli euroscettici, di Governi di Paesi importanti messi in crisi dal voto, come Francia e Spagna, la potente vittoria del sindaco di Firenze, come ancora viene chiamato dai media esteri, apre una incredibile finestra di opportunità. A poco più di un mese dall’avvio del semestre italiano la Merkel, facilmente confermata dalla ricca Germania, non potrà evitare di affrontare il dossier crescita e sviluppo che Renzi ha promesso di mettere al primo posto in agenda. Berlino infatti è sempre più sola dentro un’Europa affannata che legge il rigore della Cancelliera come il frutto di un arroccamento egoistico della locomotiva tedesca.

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