Grillo fa asse con Farage: “Il voto non è stato Waterloo”

ROMA – Dal VinciamoNoi al VinciamoPoi, dalla negazione della sconfitta al nuovo attacco agli avversari politici ai quali, “non resta che piangere”. Le elezioni europee, dice un Beppe Grillo di nuovo pimpante, non sono state una “sconfitta storica” ma un’ “affermazione”. Nessuna Waterloo, nessuna Caporetto: dunque non è il caso di “autoflagellarsi”.

La rivincita del M5s è alle porte: “è solo una questione di tempo”. Intanto, dice il leader pentastellato, “siamo la prima forza di opposizione in Italia, in attesa di diventare forza di governo”. Una forza che ha dalla sua “la maggioranza relativa degli italiani che hanno tra 18 e 29 anni” e che è “qui per restare e per contare in Europa”.

Proprio per conquistare spazio in Europa, Grillo prende un aereo e vola a Bruxelles, dove incontra Nigel Farage, il leader degli euroscettici inglesi dello Ukip che ha umiliato conservatori e laburisti. E’ la prima volta che il leader M5s si siede ad un tavolo di trattativa: questa volta Grillo ha bisogno di un accordo che consenta ai Cinque Stelle di entrare in un gruppo parlamentare con altri partiti. Solo in questo modo l’M5s potrà contare qualcosa a Bruxelles , far sentire la sua voce eurocritica nel consesso europeo e cercare di ottenere almeno una presidenza e una vicepresidenza.

– Se funziona, se riusciamo a trovare un accordo, potremmo divertirci a causare un sacco di guai a Bruxelles – dice Farage a Grillo durante il loro pranzo in un ristorante di Bruxelles. E a sua volta Grillo gli promette:

– Siamo ribelli con una causa, e combatteremo con il sorriso.

Obiettivo comune sarà “incutere timore ai burocrati di Bruxelles” salvaguardando per i rispettivi movimenti autonomia di voto. Se la scelta convincerà il Movimento sarà la rete a dirlo, quando la proposta verrà sottoposta al voto degli attivisti. Per ora ad esprimersi saranno i parlamentari che hanno convocato le rispettive assemblee per fare un’analisi del voto e per dire la loro sull’intesa in Europa.

Non tutti i deputati sono favorevoli all’alleanza con gli euroscettici di Farage . Lo stesso capogruppo alla Camera, un ortodosso come Giuseppe Brescia, sottolinea la diversità tra i due movimenti: quello inglese, ricorda, è fondamentalmente xenofobo, mentre i Cinque Stelle sono quelli che hanno portato all’abolizione del reato di immigrazione clandestina.”

– A me non piace e non credo proprio di essere l’unico – si lamenta il dissidente Tommaso Currò.

D’altra parte sono in molti i deputati che non vedono alternative all’accordo. E tra questi ce ne sono anche alcuni di quelli che in passato non hanno risparmiato critiche ai vertici del movimento. E’ favorevole, ad esempio, il deputato Walter Rizzetto così come un altro dissidente come Tancredi Turco, che spiega:

– Non vedo altre alternative per fare un gruppo e per evitare di condannarci a non contare nulla.

Intanto, in assemblea, i deputati affrontano lo spinoso capitolo del flop elettorale e le conseguenze che il risultato potrebbe avere a breve sulle amministrative.

– Grillo non si deve dimettere ma sarebbe il caso che ai ballottaggi desse più visibilità ai parlamentari che sono espressione del territorio – chiede Tancredi Turco. Ma anche un “ortodosso” come Mimmo Pisano osserva:

– Una riflessione costruttiva deve portare ad immaginare di dare un ruolo maggiore alle persone capaci di comunicare bene i contenuti. Non possiamo essere tuttologi.

E alla fine è proprio da un ipercritico come Rizzetto, che si guarda dal richiedere un passo indietro di Grillo (“sarebbe scorretto umanamente”) che arriva la richiesta di fare uno sforzo di unità per superare il momento difficile.

– Dobbiamo fare quadrato – è il suo appello – non è il momento di gettare benzina sul fuoco.

Ma la tensione tra i cinque stelle resta alta.

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