Padoan: “Ue a un bivio, il futuro in mano all’Italia”

ROMA – L’Europa è a un bivio. Da una parte, dopo la crisi pesantissima degli ultimi anni, c’è la crescita asfittica a cui ci stiamo abituando in questi mesi, dall’altra c’è la possibilità di ingranare la marcia e puntare ad una velocità finalmente sostenuta. La differenza, ora, dopo il risultato delle elezioni europee e in vista del prossimo semestre di presidenza dell’Ue, sta tutta nelle mani dell’Italia che “ha tutte le carte in regola” per giocarsela. Sono parole chiare, dirette, esplicite, quelle del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che – tradizionalmente cauto ed abituato ad un linguaggio da tecnico quale è stato finora – esce finalmente dal guscio, forte anche lui del successo del Pd alle europee e dell’appoggio trovato in molti partner europei sulle strategie italiane per reindirizzare la politica del vecchio continente.

– Spero, anzi sono convinto – afferma – , che l’Italia nei sei mesi di presidenza saprà dare una svolta per dare enfasi e mettere al centro del dibattito europeo il tema della crescita e dell’occupazione.

Roma è pronta, sta mettendo a punto una serie di “misure innovative” che saranno proposte ufficialmente a partire dal primo luglio, ma sulle quali il ministro ha registrato “molte aperture” da parte dei colleghi europei, pronti dunque anche loro – forse per la batosta elettorale ricevuta in parecchi paesi da parte dei partiti euroscettici – a riconsiderare il quadro generale della politica europea.

La proposta dell’Italia partirebbe dunque dalla possibilità di escludere dal calcolo del deficit le spese per gli investimenti e probabilmente anche quelle per la scuola e per la ricerca. Altra ipotesi di cui si discute sarebbe quella poi di non conteggiare nemmeno il cofinanziamento dei Fondi Ue, pari a circa 40 miliardi di euro.

Un forte appoggio al Governo arriva anche dalle agenzie di rating, la cinese Dagong e soprattutto Fitch: “La chiara vittoria del Pd sul M5S e Forza Italia rafforza il mandato di Renzi. E’ positivo per il profilo di credito, perché dovrebbe dare a Renzi ulteriore spinta per l’agenda di riforme economiche”.

Del resto anche il rapporto Istat in Italia parla chiaro. La lotta alla disoccupazione, ha sottolineato Padoan, “non è la prossima priorità. E’ quella attuale”. E posti di lavoro si ottengono solo facendo ripartire l’economia con le riforme a fare la loro parte. E se, come spiega il presidente dell’Istat, “è forse azzardato” dire che la recessione è finita, si può dire che “può finire in base all’impegno di tutti: noi cittadini dobbiamo mettercela tutta e forse ce la facciamo”.

Una spinta importante arriverà anche dal pagamento dei debiti della p.a. e dall’introduzione della fatturazione elettronica che, obbligatoria a partire dalla prossima settimana nelle amministrazioni centrali eviterà il ripetersi del fenomeno. Padoan ha fornito i dati del ministero sui debiti esigibili al 31 dicembre 2012: 60 miliardi (di cui 24 già pagati) contro i 91 stimati finora dalla Banca d’Italia.