Alta tensione su Grillo, scontro tra parlamentari

ROMA  – Non era mai successo in anni di battaglie fuori il Parlamento e neppure durante il primo, difficilissimo, anno di ingresso nel Palazzo del Movimento Cinque Stelle: la leadership di Beppe Grillo per la prima volta viene, seriamente, messa in discussione. Ci sono state, in passato, critiche, anche veementi contro il ‘capo’ ma mai, come in questi giorni, il dubbio che il fondatore del Movimento potesse essere anche il suo affossatore, era stato sollevato.

Sarà il clima di disfatta, sarà che a causa del risultato elettorale tra deputati e senatori 5 Stelle i nervi sono a fior di pelle ma il tentativo, tra accuse e veleni, di individuare il capro espiatorio a cui addossare la colpa del flop ha prodotto anche questo. Sta di fatto che nel frullatore è finito anche Beppe Grillo e, con lui, Gianroberto Casaleggio. Sono loro che, anche tra i parlamentari, vengono individuati come i veri responsabili della debacle elettorale.

“Grillo non si deve dimettere” è il titolo eloquente che campeggia sul blog del leader pentastellato. Segno che la parola passo indietro è già uscita dal limbo delle indiscrezioni per fare prepotentemente ingresso nel dibattito interno al Movimento. E’ successo in occasione della prima tranche dell’assemblea dei deputati M5s dove, a sorpresa, la tv coach dei parlamentari, un’esperta di comunicazione e linguaggio assunta dai gruppi parlamentari, ha apertamente puntato l’indice sulle responsabilità dei due leader 5 Stelle e salvato l’operato dei parlamentari.

Casaleggio per aver “inquietato” gli elettori per il suo look tetro e per il cappellino indossato per nascondere gli effetti del suo recente intervento alla testa. E Grillo per aver impaurito i possibili elettori con le sue frasi sulla vivisezione di Dudù e sui processi di popolo a politici, imprenditori e giornalisti.

“Restino dove sono, ma facciano spazio anche ad altri, che il movimento abbia una immagine più ricca e collegiale, dimostri di non essere più solo i suoi due fondatori” scrive sul blog il professore Aldo Giannulli che sembra quindi far da paciere tra le opposte fazioni.

– Qui al Senato nessuno si è sognato di chiedere le dimissioni di Grillo – precisa anche l’ex capogruppo Nicola Morra al termine di una riunione dove, anche a palazzo Madama, è stata affrontata l’analisi del voto.

Alla Camera, invece, oltre alla responsabile comunicazione Tv Silvia Virgulti, il tema è stato affrontato eccome. In molti tra i deputati hanno sollevato l’indice verso Grillo e chi lo ha fatto apertamente è subito finito nel mirino. La ultraortodossa Roberta Lombardi in un’intervista si scaglia contro i dissidenti e minaccia:

– O Currò, Rizzetto e gli altri dissidenti si adeguano alle posizioni della maggioranza oppure, se non sono d’ accordo, per dignità dovrebbero andarsene.

Peccato che, ad esempio, Walter Rizzetto nonostante le sue posizioni critiche sia proprio in prima fila a difendere il leader pentastellato.

– Non volevo offenderli. Mi sono scusata con loro – dirà più tardi ma il segno del clima che si respira resta. Altra cartina al tornasole del disagio è anche il can can provocato dall’altra analisi sul voto redatta dall’ufficio comunicazione di Montecitorio.

Un documento che, secondo indiscrezioni, avrebbe fatto infuriare Gianroberto Casaleggio ed anche Beppe Grillo che, tuttavia, non si sarebbero invece espressi sulle parole e l’analisi molto accusatoria illustrata dalla Virgulti. Un altro segnale di una lotta all’ultimo sangue nel Movimento che a breve dovrà anche fare i conti con la formazione del nuovo gruppo al Senato composto da fuoriusciti del M5s. Un gruppo che guarda al sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, come punto di riferimento e che già si appresta a svolgere un ruolo diverso in Senato.

Gli ex M5s hanno infatti deciso di firmare insieme al Pd alcuni emendamenti al Ddl riforme nella speranza di convincere “tra le persone di buona volonta’” anche i colleghi M5s.

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