Ucraina, Mosca denuncia crimini guerra

DONETSK – Un velo di macabro orrore cala sul conflitto in Ucraina orientale. In un villaggio poco a nord di Donetsk alcuni contadini affermano di aver trovato una fossa comune in un bosco, con 10-15 cadaveri in avanzato stato di decomposizione. Secondo alcuni si tratterebbe dei corpi di alcuni miliziani del Donbass, molti di nemmeno vent’anni, che si erano rifiutati di combattere.

Secondo altri, di vittime non accertate dei violenti scontri tra nazionalisti e ribelli per il controllo di un checkpoint il 23 maggio. Il bilancio ufficiale era fermo a 8 vittime delle opposte fazioni. Ora sarebbero salite a oltre 20.

Il vasto fronte del conflitto muta di ora in ora, e avventurarsi nel villaggio per verificare la notizia è sconsigliato. Ai giornalisti ma anche agli osservatori Osce, per i quali le difficoltà aumentano di giorno in giorno. Un team scomparso a Lugansk pare sia tornato alla base sano e salvo, mentre a Slaviansk altri 4 restano in attesa di riavere la libertà. Il caso del villaggio, se confermato, quello degli osservatori arrestati ogni giorno o dei giornalisti ‘scomodi’ che questa o l’altra parte mette all’indice squarciano il velo sullo scenario che accompagna ogni guerra: la violazione dei diritti umani, l’ombra dei crimini contro l’umanità.

A Sloviansk dove è stato ucciso Andrea Rocchelli – a Pavia una folla di persone si è stretta al dolore della famiglia nell’ultimo saluto al fotoreporter italiano – oggi non si combatte, mentre ieri un colpo d’artiglieria ha centrato l’ospedale pediatrico. Fortunatamente non c’è nessuna vittima tra i bambini ricoverati, ma la situazione resta volatile nell’area. E i ribelli avvertono: i soldati ucraini devono fare attenzione, se dovessero colpire i depositi di cloro usati per depurare l’acqua sarebbe vera e propria catastrofe, la stessa che dice di temere Kiev, preoccupata che i separatisi possano decidere loro di usare il cloro. Non è un’arma chimica, ma non di meno é letale. L’11 aprile in Siria nelle regioni di Hama e Idlib pare abbia causato almeno 7 morti e decine di intossicati.

Da Mosca, che ha annunciato aiuti umanitari ai secessionisti della Repubblica popolare di Donetsk, parte un’altra bordata: una commissione di inchiesta russa ha concluso che i governativi hanno violato la convenzione di Ginevra, colpendo volontariamente i civili con ogni mezzo a disposizione. I ribelli rincarano la dose, parlando non solo di elicotteri, blindati e armi pesanti, ma anche di munizioni bandite come i micidiali proiettili a frammentazione.

Vladimir Putin fa appello a uno stop dell’operazione militare di Kiev: appello già sottolineato a Matteo Renzi e ribadito lungo il filo del telefono in un colloquio con Francois Hollande. Il governo ucraino, da parte sua, ritorce le accuse.

– Gli atti criminali dei nemici del popolo ucraino non resteranno impuniti – ha tuonato il presidente eletto Petro Poroshenko, all’indomani dell’abbattimento da parte dei ribelli di un elicottero militare a Slaviansk, con un bilancio di 14 i morti tra ufficiali e soldati di Kiev -. Dobbiamo fare tutto ciò che possiamo – ha detto Poroshenko – per assicurare che nessun ucraino muoia più per mano di terroristi e banditi.

Ma non sembra una dichiarazione da interpretare come un passo verso una tregua immediata e duratura. Anche perché gli insorti non sembrano affatto decisi a sotterrare l’ascia di guerra. I leader ribelli hanno lanciato un ultimatum agli ucraini che controllano l’aeroporto: lascino il nostro territorio o attaccheremo presto, è il monito dei separatisti, convinti che nello scalo stiano arrivando rinforzi per i pro-Kiev: combattenti dell’esercito regolare ma anche delle milizie nazionaliste del Battaglione Donbass. Le ore scorrono, ieri il maltempo ha lasciato spazio al sole e il cielo si è sgombrato dalle nuvole. Senza temporali i caccia di Kiev possono tornare a colpire in qualsiasi momento. Questa volta però l’aviazione dovrà fare i conti con le armi antiaeree del Battaglione Vostok, con i temibili ceceni che controllano un obiettivo simbolo: la sede del Palazzo ribelle, che si staglia imponente sulla città e che sarà difficile conquistare senza mettere nel conto un prezzo salato.