Napolitano a Peres e Abu Mazen, è l’ora della pace

ROMA. – “E’ giunto il tempo della pace”. Il presidente Giorgio Napolitano lancia il suo appello per chiudere per sempre la lacerante pagina del conflitto mediorientale, incontrando le parti in causa, i presidenti israeliano e palestinese Shimon Peres e Abu Mazen. Un messaggio politico che rafforza “l’abbraccio religioso” tra i due leader, ieri in Vaticano, che secondo la Santa Sede è stato “un atto di coraggio contro il realismo timido”. Abu Mazen e Peres, il giorno dopo la preghiera per la pace insieme con papa Francesco ed il patriarca Bartolomeo, salgono al Quirinale per incontrare il capo dello Stato italiano. “La pace è parte del suo retaggio”, dice Napolitano al presidente israeliano, auspicando che il momento per porre fine alle ostilità con i palestinesi sia arrivato. Un appello che Peres raccoglie, dicendo che Israele “tende la sua mano ai suoi vicini palestinesi”. L’obiettivo, spiega, è trovare una “soluzione concordata e accettata da entrambi”, ma per Israele restano intatte le preoccupazioni sul “terrorismo di Hamas, Hezbollah e Iran”. Anche Abu Mazen esprime “la volontà di riprendere i negoziati”, puntualizzando che dovranno essere prima definite alcune questioni chiave per i palestinesi, come quella del rilascio dei detenuti. Poi, c’è lo scoglio dei nuovi insediamenti israeliani. In ogni caso, però, in entrambi è emersa la “consapevolezza che la pace sia interesse di entrambi”, riferisce poi il ministro degli Esteri Federica Mogherini, che dopo il Quirinale ha incontrando entrambi in altri due colloqui separati. Peres ha concordato con l’Italia che bisogna convincere la propria opinione pubblica che “la pace sarebbe un valore aggiunto” anche per Israele. Abu Mazen, da parte sua, ha assicurato che il neogoverno di unità nazionale “non ha elementi di Hamas e manterrà gli accordi fatti con il Quartetto, soprattutto per quanto riguarda la non violenza ed il riconoscimento di Israele”, spiega ancora la titolare della Farnesina. Il percorso è ancora lungo, i negoziati bilaterali sono fermi, ma la pace richiede “tempo, fatica e coraggio”, ricorda Mogherini, sottolineando che è importante “rilanciare il percorso del dialogo e “riprendere i colloqui per produrre risultati”. Un processo per cui c’è bisogno di “mediazione”, in una regione che “domanda una presenza politica europea”. E l’Italia “farà la sua parte”, sfruttando la presidenza del semestre, che partirà fra poco meno di un mese. Una delle prime iniziative sarà proprio un nuovo incontro tra il ministro Mogherini, Abu Mazen e Peres, in Israele e Palestina, le prime settimane di luglio. Da Roma, quindi, si è ripartiti per ricostruire almeno un clima di fiducia. Con la politica, attraverso il forte sprone di Napolitano. Con il dialogo religioso, grazie a papa Francesco che ha richiamato in Vaticano i due leader israeliano e palestinese come rappresentanti delle fedi ebraica ed islamica per una preghiera comune: “Un atto di coraggio, perché il realismo timido fa inclinare allo scoraggiamento di fronte ai tanti fallimenti che si incontrano sulla strada della pace”, dice il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, definendo “l’abbraccio” tra Abu Mazen e Peres “un momento di liberazione” dei popoli che desiderano sinceramente la pace. (Luca Mirone/ANSA)