Mondiali: Neymar non si nasconde, voglio l’hexa con Brasile

SALVADOR (BRASILE). – “E’ arrivata l’ora che tutti aspettavamo”. Quasi lo grida, a San Paolo, Luiz Felipe Scolari all’inizio della conferenza stampa della vigilia di Brasile-Croazia. Vuole sottolineare l’importanza di un Mondiale storico che qui sta per cominciare proprio nel giorno, il 12 giugno, che per tutti i connazionali di ‘Felipao’ è la festa degli innamorati, unica eccezione alla regola che per il resto del pianeta si chiama San Valentino e arriva a febbraio, che però in Brasile è consacrato al Carnevale. E di tanto amore la Selecao avrà bisogno a partire da questa sfida ospitata da uno stadio, la futura Arena Corinthians, fonte infinita di polemiche per i suoi morti nel cantiere, i costi continuamente lievitati, episodi di corruzione e quei ritardi che fanno sì che mentre Scolari parla gli operai stiano dando gli ultimi ritocchi. Ma basta polemiche, e possibilmente anche proteste e manifestazioni: che tutti facciano il tifo per questa Selecao condannata a vincere per non ripetere ”la nostra Hiroshima” come chiamano qui la grande ‘tragedia’ del 1950 che Scolari non vuole nemmeno sentir nominare. Il concetto è ripreso, non solo in chiave anti-Croazia ma per tutto il torneo, anche da Neymar, che oggi ha interrotto il proprio silenzio per raccontarsi alla vigilia del Mondiale di cui è il protagonista più atteso. “Tutti i brasiliani, e noi giocatori per primi – sottolinea Neymar -, aspettavamo da tempo questo momento. E’ arrivato, come ha detto Scolari, e voglio solo che queste ore passino in fretta e arrivi il momento di andare in campo. Ma avremo bisogno della nostra gente: il principale ‘astro’ della nazionale brasiliana non sono io, ma è il pubblico, perché giochiamo in casa e deve darci la spinta decisiva”‘. “Sono ansioso – continua il talento che dice di volersi consacrare “idolo come Messi e Cristiano Ronaldo” – ma allo stesso tempo la mia felicità è grande. In tanti avremmo voluto essere qui, e io ci sono riuscito, realizzando il sogno che avevo fin da bambino, quando vedevo in tv il Brasile di Ronaldo vincere un altro Mondiale (quello del 2002 n.d.r). Adesso sono qui per aiutare i miei compagni in tutti i modi”. Neymar, che con Fred forma una coppia che quanto a produttività con la maglia della nazionale è superiore a Romario e Bebeto che il Mondiale al Brasile lo fecero vincere nel 1994, deve anche sfatare una sorta di ‘maledizione’, quella del n.10 del Brasile che nel torneo iridato non segna proprio nel 2002. ”E’ pronto anche per questo”, dice al riguardo Scolari coccolandolo con lo sguardo. ‘O Ney’ preferisce invece sottolineare che ”non gioco da solo, ma con undici compagni e per questo dico che conta solo il raggiungimento dell’obiettivo comune. Non avrebbe senso se mi dessero il premio di miglior giocatore del Mondiale o ne fossi il capocannoniere, se poi non vincessimo il titolo. Non voglio titoli individuali, ma l’Hexa, il resto mi interessa relativamente”. Contro questa squadra che Scolari ha deciso da tempo, confermando in blocco la formazione vittoriosa un anno fa nella Confederations Cup, va in campo una Croazia sostenuta da un buon numero di tifosi e dal proprio ‘fuoco ardente’, fatto anche di un esagerato spirito nazionalistico, che spinge i biancorossi a dare sempre quel qualcosa in più. Priva di Mandzukic per squalifica, la formazione in maglia a scacchi si affiderà soprattutto alle idee di Modric e Rakitic e ad un gioco fraseggiato, mentre Olic si dice certo di aver individuato i punti deboli degli avversari (“sono carenti sulla fascia sinistra”). Non dovrebbero esserci i due brasiliani che stanno dalla parte sbagliata, perché Eduardo e Sammir dovrebbero partire dalla panchina, a meno di imposizioni dall’alto sempre possibili in casa croata. (dell’inviato Alessandro Castellani/ANSA)

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