Riforma P.A., mobilità fino a 100km, 2 anni prepensionamenti

ROMA. – Arriva la riforma della Pa, che venerdì andrà in Consiglio dei ministri. Lo stop del trattenimento in servizio, la facoltà cioè di rimanere al lavoro per i dipendenti pubblici (magistrati compresi) oltre l’età di pensione, dopo il 31 ottobre; la possibilità di mobilità obbligatoria nell’arco di 100 chilometri e, in caso di esuberi, di prepensionamenti fino a due anni, senza possibilità di sostituzione. Il dimezzamento dei distacchi e dei permessi sindacali dal primo agosto. Il turnover legato solo ai limiti di spesa e non al numero di persone, che potrà così allargare le maglie degli ingressi. Sono i punti principali della bozza, composta di 26 articoli, su cui non escluse ulteriori limature. Prevista inoltre la possibilità per il cosiddetto personale ‘in disponibilità’ (a seguito di rilevazioni di eccedenze) di chiedere, per essere ricollocato, “una qualifica o posizione economica inferiore” e quindi essere demansionato. Altre novità riguardano la creazione dell’archivio unico sui veicoli circolanti ma anche l’eventualità di incrementare gli importi annuali delle tasse automobilistiche, per il solo 2015, fino ad un massimo del 12%. Oltre alle misure su appalti e semplificazione (dall’edilizia alla prescrizione di farmaci). La riforma che, come annunciato oltre al decreto sarà accompagnata da un disegno di legge delega, prima dell’esame del Cdm, domani sarà al centro della riunione tra il ministro della Semplificazione e della Pa, Marianna Madia, ed i sindacati. Le sigle del pubblico impiego, Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa chiedono un confronto “vero” senza “spot”, e “pretendono” che a fronte dei 400mila posti persi nella Pa negli ultimi dieci anni si assumano “100mila giovani”. Altrimenti, dicono, fare la staffetta generazionale “con 5mila giovani” significa dare “una risposta ridicola”: il riferimento è all’abrogazione del trattenimento in servizio, che secondo i calcoli del governo permette di liberare oltre 10mila posti in più per i giovani nella Pa, a costo zero. Un numero ritenuto “esagerato” dai sindacati, secondo cui sono invece la metà. Si mette fine alla possibilità per i dipendenti pubblici di rimanere al lavoro per altri due anni oltre l’età della pensione (oggi 66 anni e tre mesi) e per cinque anni, dai 70 ai 75 anni, per i magistrati. La Corte dei Conti esprime “forte preoccupazione” riguardo agli effetti che avrebbe sui magistrati, a partire dalle posizioni apicali, evidenziando che “l’attuale già gravissimo vuoto di organico”, “pari al 30% (circa 180 unità), raggiungerebbe dimensioni difficilmente gestibili” per le “cessazioni che verrebbero a determinarsi, da subito e nel quinquennio a seguire, per un numero complessivo pari a circa 90 unità” sugli attuali 430 magistrati in servizio. La magistratura contabile “subirebbe un irreparabile vulnus”. E “l’eventuale immediata cessazione” delle tre cariche di vertice istituzionale, presidente, presidente aggiunto e procuratore generale, ne determinerebbe l'”impossibilità di funzionamento”. Per i sindacati la proposta di fare 100mila nuove assunzioni è possibile perché, premesso che “un giovane in ingresso costa la metà di una persona a fine carriera”, le risorse si possono recuperare dal “blocco del turnover per la dirigenza”, dalla riorganizzazione della Pa e dai pensionamenti nelle professioni “altamente usuranti”. Fondamentale, per loro, il rinnovo del contratto nazionale, fermo al 2009 (e fino a fine 2014), intanto recepito al punto 45 nei punti indicati dal governo, come tema che dal punto di vista economico sarà affrontato dal 2015. Ma i sindacati si schierano contro il taglio del 50% dei distacchi e dei permessi sindacali, da cui “il governo pensa di recuperare 75 milioni di euro: davvero poco – dice il segretario generale della Fp-Cgil, Rossana Dettori – rispetto a quello che vediamo più come attacco alla democrazia”. (Barbara Marchegiani/ANSA)