Effetto Bce, nuovo boom Bond Italia, asta record Btp

ROMA. – Prosegue il grande ‘appetito’ degli investitori per i titoli di Stato del Belpaese sulla scia delle nuove misure messe in campo dalla Banca Centrale Europea. Dopo l’asta Bot da record di ieri, con i rendimenti sotto lo 0,5% per la prima volta, oggi il Tesoro ha replicato, vendendo complessivamente 8,5 miliardi di euro di Btp a tre, sette e 30 anni, il massimo ammontare in asta. Il tasso sul titolo triennale (maggio 2017) è ritornato sotto l’1% allo 0,89% dall’1,07%, segnando un nuovo minimo storico. La domanda su questa scadenza è stata pari a 1,63 volte l’importo offerto, in crescita da 1,53 precedente. Con i 3,5 miliardi di Btp triennali, Via XX Settembre ha collocato anche quattro miliardi di euro di Btp a sette anni con un rendimento in discesa al 2,12% dal 2,29%, con un rapporto fra domanda e offerta a 1,42, e un miliardo di Btp a 30 anni (settembre 2044) con un tasso in flessione al 4,05% dal 4,27% e con un rapporto bid-to-cover a 1,39. I titoli italiani, ma anche quelli degli altri Paesi periferici dell’Eurozona, stanno beneficiando dalle misure annunciate dal presidente della Bce Mario Draghi, tra le quali quella di far pagare chi deposita i soldi nei forzieri di Francoforte, e così banche e investitori istituzionali sono alla ricerca di Bond che diano un minimo di ritorno sull’investimento. Sempre oggi in Spagna c’e’ stato un boom di domande per l’emissione sindacata decennale lanciata dal Tesoro iberico da 9 miliardi di euro e destinata a investitori istituzionali, con un tasso del 2,75%. L’operazione, che mirava anche a scambiare debito in scadenza, ha riportato una domanda per 18 miliardi di euro. L’ottimo risultato dell’asta non ha però avuto effetti positivi sullo spread Btp-Bund, che ha chiuso in lieve rialzo a 143 punti base dai 139 di ieri, col tasso in crescita al 2,81%. Per gli operatori si tratta solo di un leggera correzione sul mercato secondario dei titoli di Stato. Chiusura invece poco mossa per le Borse del Vecchio Continente mentre s’infiamma di nuovo il petrolio, con l’escalation delle violenze in Iraq. Il Brent è salito fino a 112,34 dollari al barile, rivedendo i massimi da inizio marzo mentre il Wti sul mercato di New York è schizzato oltre i 106 dollari al barile, la quotazione più alta da un anno a questa parte. (Alfonso Abagnale/ANSA)

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