Pa, parte ricambio generazionale, 15mila posti a giovani

ROMA. – Parte la “rivoluzione” nella Pa. Il governo ha dato il via libera alla riforma che, tra diverse novità, avvia il “ricambio generazionale”, permettendo di “creare 15 mila posti” per i giovani. A indicare i numeri della ‘staffetta’ è lo stesso premier Matteo Renzi al termine del Cdm. Il “faro” è una Pubblica amministrazione che sia “più semplice e più digitale”, che diventi “partner e non controparte di cittadini e imprese”, sottolinea il ministro della Pa e della Semplificazione, Marianna Madia. Nel pacchetto approvato dal Consiglio dei ministri ci sono anche le misure per la crescita, per “rilanciare competitività e investimenti”, come sottolinea ancora il premier: c’è il taglio del 10% delle bollette energetiche per le Pmi e la riduzione del 50% dei diritti camerali, ossia i diritti annuali che le imprese pagano alle Camere di commercio. Misure che, quantifica Renzi, si traducono in “2 miliardi di tasse in meno” a carico delle imprese. Scatta così la ‘fase 2’, come evidenzia ancora il presidente del Consiglio, prima di passare ad elencare quello che definisce ”un bel pacchetto di interventi”: si passa dalle “promesse del passato ai fatti decisi di oggi”, spingendo sulle riforme. Nel decreto legge di riforma della Pa (approvato insieme al ddl delega) si conferma, a partire dal primo agosto, anche il dimezzamento dei distacchi e dei permessi sindacali per “razionalizzare” la spesa pubblica: “Non c’è una accanimento contro di loro”, sottolinea Madia sostenendo che è invece un’altra risposta ad una domanda dei cittadini. Ai sindacati dice anche di non averli “esclusi” dal confronto, ma chiede loro di stare “con il cambiamento”. Tra le altre novità che riguardano il personale, si dà il via libera alla mobilità anche obbligatoria “fino a 50 chilometri, rispettando lo stipendio del lavoratore”, precisa il ministro. I dirigenti saranno “di fatto licenziabili”, quando restano privi di incarico per un certo periodo. Per la cosiddetta staffetta generazionale, i 15 mila posti per ‘svecchiare’ la Pa, si libereranno dall’abolizione del trattenimento in servizio, cioè la possibilità per i dipendenti pubblici di rimanere al lavoro per altri due anni oltre l’età della pensione e per cinque anni, dai 70 ai 75 anni, per i magistrati. Ma si fissano termini diversi: le “toghe” over-70 in posizioni apicali (magistrati ordinari, amministrativi e contabili in “funzioni direttive o semidirettive” o incarichi dirigenziali) potranno restare in servizio fino al 31 dicembre 2015. Questo per “salvaguardare la funzionalità degli uffici giudiziari”, in difficoltà con gli organici. Un “regime transitorio” per evitare che “gli uffici direttivi degli organi della magistratura o dei tribunali fossero decapitati o azzerati dalla sera alla mattina”, spiega Renzi. Per gli altri casi, il limite è invece il 31 ottobre 2014. Lo stop a questo istituto permetterà di liberare posti per i giovani, a costo zero, sottolinea il governo. Sul fronte pensioni, la Pubblica amministrazione potrà mandare a riposo i lavoratori che hanno i requisiti per la pensione anticipata (nel 2014 42 anni e 6 mesi di servizio per gli uomini, 41 anni e 6 mesi per le donne) anche se non avranno ancora l’età della pensione di vecchiaia inclusi i professori universitari, i dirigenti medici responsabili di struttura complessa e il personale delle autorità indipendenti.