Mondiali: Italia ricorda Usa 94, dateci i time out

MANGARATIBA (RIO DE JANEIRO). – ”Io a Boston contro la Spagna per Usa ’94 c’ero: l’umidità era al cento per cento, persi quattro litri in liquidi. E dopo aver reintegrato”. Demetrio Albertini ora è capodelegazione azzurro, e non e’ una coincidenza se sul caso dei time out (”assurdo non concederli a Manaus”, ha detto Prandelli) tira fuori dal cassetto dei ricordi l’esperienza del mondiale americano. Ieri a Manaus gli azzurri hanno perso una media di 2 litri di liquidi, ha spiegato Castellacci: le punte sono state fino a 3.5. Ora la nazionale si prepara a due partite con fischio d’inizio alle 13, a Recife e poi Natal, e il timore e’ che se anche in queste due occasioni il medico Fifa deciderà per il no agli stop programmati gli azzurri consumeranno ancora tante energie. Il panorama che si potrebbe prospettare e’ ripetere appunto l’esperienza del ’94: l’Italia giocò il suo Mondiale sulla costa più calda, e arrivò alla finale sfinita. Dopo gli allarmi delle settimane scorse e la preparazione nella ‘casetta Manaus’ a Coverciano, tutto sommato è andata meno peggio di quel che si temeva, fanno notare anche da dentro la nazionale. Se non altro perchè gli inglesi hanno faticato di più. ”Non andavamo a mille, ma non era immaginabile viste le condizioni climatiche – ha detto De Rossi – il Brasile e’ questo, dobbiamo adattarci. Ma se mi dite time out, io rispondo: sono d’accordissimo”. La preoccupazione e’ per il seguito del torneo ”Sinceramente, e’ incomprensibile il motivo per il quale non sono stati concessi i time out – ha insistito il medico azzurro, Castellacci – La temperatura era di 27 gradi, al di sotto dei 32 indicati dalla Fifa come soglia di rischio. Ma l’umidità in campo era del 78 per cento: e si sa che in quelle condizioni la temperatura percepita è molto superiore”. Il problema a Manaus e’ stato che, da regolamento, la decisione era stata presa un’ora e mezzo prima, con il 50 per cento di umidità. Dal campo, i giocatori hanno raccontato poi che una volta calato il sole, il fon è diventato davvero pesante. Si e’ capito dalla tribuna quando gli inglesi sono crollati per crampi, e Gerrard ha cominciato a stirarsi per non sentirsi i polpacci bloccati dal morso della fatica. ”Ed era solo la prima partita”, nota Albertini. Da questo pomeriggio, nel ritiro di Mangaratiba, gli azzurri hanno cominciato le ‘stazioni’ di recupero: mani nei secchi d’acqua ghiacciata, criosauna, e poi gli speciale guanti ghiacciati. Prandelli esaminerà i test sulle condizioni di recupero, e per ciascun giocatore ci sarà un programma personalizzato. Intanto serata libera, anche se per la maggiorparte i giocatori hanno preferito rimanere con le famiglie al Portobello resort. Forse la serata avvierà le discussioni sui premi. ”Non ne abbiamo ancora parlato”, assicura il presidente federale Abete. Con Prandelli si parlerà invece dell’argomento time out. Alla prossima riunione tecnica l’Italia proverà a fare tutto il possibile per convincere il delegato Fifa, fermo restando che la decisione e’ sua: ”Fortunatamente ieri l’arbitro ha avuto buon senso, consentendo ai giocatori di idratarsi tutte le volte che c’era una pausa di gioco – conclude Albertini – Ma i giocatori vanno salvaguardati. E’ vero che esiste un regolamento con parametri precisi per le partite a rischio, ma va calato nella situazione. Se a Recife e Natal il caldo non si allenterà, noi faremo presente che i time out servono”.

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