ROMA. – Su una cosa Matteo Renzi e Giorgio Napolitano viaggiano in perfetta sintonia: bisogna dare una svolta al Paese, abbandonare gli schemi del passato perché le riforme, anche quella elettorale, servono all’Italia. E i due, dopo la dichiarazione di disponibilità di Grillo e Casaleggio a mettersi attorno ad un tavolo con il premier e il Pd, si sono visti per cogliere al volo l’opportunità che vede allargarsi la platea dei “dialoganti”. Più attori interessati ci sono in campo, meno saranno i poteri di veto che al momento di stringere, possono far ripiombare le riforme nel limbo. Una convinzione ribadita nel colloquio di questa mattina al Colle sul quale, però, i protagonisti mantengono le bocche cucite proprio per la volontà di evitare anche il più piccolo incidente diplomatico nella complessa rete di contatti tra gli schieramenti. Forte del suo 40,8% Renzi fa però la voce grossa nel timore che il dietrofront grillino (“fino a un mese fa sembrava che io avessi la peste”, ha detto nel vicentino il premier) nasconda la volontà di far melina. E forse anche per questo, nonostante il ramoscello d’ulivo lanciato da Di Maio, il premier ancora non scioglie la riserva sull’incontro con Grillo: se e quando ci sarà – probabilmente la prossima settimana – il vertice potrebbe vedere protagonisti solo i colonnelli democrat, anche se del calibro del ministro Boschi e del vicesegretario Guerini. Non solo: Renzi, e di questo si è probabilmente discusso al Colle, non vuole che la sorpresa grillina faccia perdere terreno alla riforma che faticosamente ha guadagnato metri nel difficile imbuto di Forza Italia e Ncd. La proposta di partenza è la nostra, sarebbe il ragionamento del premier, e se c’è qualcuno che deve inseguire, questi sono i grillini. Un ragionamento che non confligge, viene spiegato, con l’appello di Napolitano a che ci sia “il più ampio coinvolgimento” delle forze politiche. Del resto è solo di pochi giorni fa l’avvertimento del Capo dello Stato a Parlamento e Governo di far fronte alle proprie responsabilità, con un invito a tutte le forze politiche a passare dalle parole ai fatti. Gli italiani, spiegava Napolitano nel discorso in occasione del 2 giugno, hanno detto con chiarezza che vogliono “stabilità” e “riforme strutturali”. E che le vogliono il più presto possibile. Veloci, ma fatte bene, è però l’avvertimento che filtra ora davanti al corposo pacchetto di riforme del governo illustrate questa mattina al Colle e al quale il premier affianca già un ulteriore misura: “il primo pacchetto di semplificazioni fiscali” al prossimo Cdm.