Mondiali: comunità Costarica sogna, “vamos in finale”

ROMA. – In zona Ostiense c’è una comunità che fa festa: è quella dei costaricensi che davanti a un maxischermo, a ridosso della Basilica di San Paolo, esultano per il successo del Costarica sull’Italia di Prandelli, bissando il vittorioso debutto con l’Uruguay al mondiale brasiliano. Lo sgambetto sognato alla vigilia è quindi realtà. E i duecento costaricensi presenti fanno festa, grazie anche al supporto di una band che sui tamburi scandisce il cuore pulsante del Centro-America. ”Vamos”, gridano festanti i tifosi dei ‘Ticos’, capaci di regolare meritatamente gli Azzurri, con un gol di Ruiz, e di volare in testa al girone a punteggio pieno e di qualificarsi già per gli ottavi: l’altro posto sarà una questione tra Italia e Uruguay. ”Non siamo più la Cenerentola, in un altro periodo avremmo giocato in difesa”, ribadisce Orlando Guzman, presidente dell’Anacri, l’associazione nazionale di amicizia Costa Rica-Italia. Sui tavoli manca la classica cerveza Imperial, ma per far festa va bene pure la birra italiana. Per il resto tanti prodotti tipici ”senza ingredienti artificiali”; immancabile il ‘gallo pinto’, fatto con riso e fagioli. La scaramanzia però l’hanno imparata in Italia, soprattutto quando la piccola Lucrezia, tre anni e mezzo, con papà italiano e mamma costaricense, pronostica in avvio: ”Vince il Costarica”. Orlando per sicurezza, indossa un panuelo porta fortuna, eredità della tradizione contadina del Paese latinoamericano. ”Ho tifato per 17 anni Italia ma oggi solo Costarica”, spiega la mamma della bimba. Laura, invece, sposata con un romano, diplomaticamente canta entrambi gli inni, le figlie Andrea e Oriana, solo quello della Costa Rica. Così come Sandro: ”Ho vissuto lì sei anni, mi sento più costaricense”, spiega. Poi inizia la partita, a spaventare tra gli Azzurri è Balotelli, ma Navas lo esorcizza e si prende un meritato applauso. Quindi dopo un tiro di Bolanos, i duecento presenti al Parco Schuster gridano al rigore su Campbell, ma il ”fratello” cileno Osses, arbitro del match non è d’accordo. Poco importa: al 45′ è vantaggio con Ruiz. E si scatenano i costaricensi di Roma. Il secondo tempo scivola via senza troppe emozioni, meglio berci su. Poi inizia la festa con tamburi e maracas: ”Olé, Olé, Ticos” e ”unidos somos mas”. Sventola il tricolore, ma è quello del Costarica. Tanti baci e abbracci e una videochiamata a San Josè per far festa con i parenti lontani. Quindi una promessa che, visto l’esordio in Brasile, non sembra più così azzardata: ”La prossima vittima sarà l’Inghilterra, chiudiamo il girone a punteggio pieno e arriveremo in finale”. (ANSA).
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