Guida sciiti scarica Maliki. Iran attacca Obama

BEIRUT/BAGHDAD. – Traballa la posizione del premier Nuri al Maliki dopo che anche la principale autorità sciita dell’Iraq e della regione, il Grand Ayatollah Ali Sistani, lo ha sfiduciato invocando un nuovo governo in un Paese scosso dall’offensiva qaedista sostenuta da un’insurrezione nelle zone a maggioranza sunnita. Questo mentre l’Iran, principale sostenitore del primo ministro iracheno sciita, si è scagliato contro il presidente americano Barack Obama colpevole, a suo avviso, di non voler “combattere il terrorismo”. Sul terreno, sono proseguiti gli scontri in varie regioni dell’Iraq tra miliziani dello Stato islamico dell’Iraq e insorti loro alleati, contro forze governative e miliziani ausiliari sciiti. In Libano un attentato suicida, attribuito a terroristi qaedisti e rivolto forse contro un generale della sicurezza, ha ucciso due persone, mentre nella Siria centrale un’autobomba ha ucciso 34 persone. Washington ha intanto inviato in Iraq un primo gruppo dei 300 consiglieri militari promessi in sostegno dell’azione di contro-insurrezione avviata con ritardo da Maliki. Ali Sistani, che rappresenta milioni di sciiti iracheni, nel Medio Oriente e nel mondo, ha invocato, per la prima volta dall’inizio dell’offensiva qaedista dieci giorni fa, la creazione di un nuovo governo, che non commetta “gli errori del passato”, unendosi così di fatto alla richiesta degli Stati Uniti, l’altro principale sponsor internazionale di Maliki, di mettersi da parte o di dar vita a un esecutivo che dia maggior equilibrio politico-confessionale in favore dei sunniti. Nei giorni scorsi, sia Obama che il vice presidente Usa Joe Biden, il segretario alla difesa Chuck Hagel e il capo di Stato maggiore Martin Dempsey avevano invitato Maliki a una politica più inclusiva. Gli Stati Uniti hanno così ribadito che l’opzione militare è di fatto esclusa al momento e che la soluzione deve essere trovata tra gli attori iracheni. Per questo l’Iran è insorto contro Obama, perché “non ha volontà seria di combattere il terrorismo in Iraq e nella regione”. Sempre Sistani ha però chiesto a gran voce che i “takfiri”, ovvero i qaedisti dell’Isis, siano “combattuti e cacciati dal Paese”. Nei giorni scorsi, Sistani aveva legittimato di fatto l’arruolamento di volontari – sciiti – nelle milizie governative anti-Isis. Una trentina di questi sono stati uccisi dai qaedisti in scontri a Muqdadiya, 90 km a nord-est di Baghdad, mentre 34 agenti delle forze di sicurezza governative sono morti in scontri con miliziani qaedisti a ridosso della frontiera occidentale con la Siria. Dall’altra parte del confine, nella regione orientale siriana di Dayr az Zor, l’Isis si è impadronito della località chiave di Muhasan. In altre zone dell’Iraq, l’Isis ha consolidato oggi il controllo di parte di quattro regioni nel centro e nel nord: Ninive, Salahuddin, Diyala e Kirkuk, impadronendosi a nord di Baghdad di una vecchia fabbrica di produzione di armi chimiche dell’era di Saddam Hussein. (Lorenzo Trombetta/Ansa)

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