Argentina chiede stop temporaneo sentenza Usa, si tratta

NEW YORK. – Una misura sospensiva che consenta di rispettare la scadenza del 30 giugno per il pagamento dei creditori che hanno aderito al concambio. Evitando così un default che appesantirebbe ancora di più l’economia, che si è contratta – per la prima volta dal 2012 – dello 0,2% nel primo trimestre. E’ la richiesta che l’Argentina presentera’ nelle prossime ore al giudice americano Thomas Griesa. E che Buenos Aires ritiene fondamentale per aprire trattative ”eque” con gli hedge fund. Trattative che saranno assistite – stabilisce Griesa – da Daniel Pollack, legale di McCarter & English, che avra’ il compito di facilitare un’eventuale intesa. ”Riteniamo che la sospensione sia essenziale per consentire all’Argentina di continuare a pagare i creditori” che hanno aderito allo swap, afferma il ministro dell’Economia, Alex Kicillof, sottolineando che con la sospensiva Buenos Aires ”puo’ continuare il dialogo necessario per far si’ che il 100% dei creditori sia pagato, soprattutto coloro che hanno in mano il debito ristrutturato e che dobbiamo pagare a breve”. La palla torna cosi’ nella mani di Griesa, la cui decisione e’ stata convalidata dalla Corte Suprema americana. Griesa ha stabilito che l’Argentina deve pagare per intero anche gli hedge fund e deve farlo per poter pagare i creditori che hanno accettato il concambio, ovvero entro il 30 giugno. Altrimenti il rischio e’ quello di un default tecnico. La sospensione, se accettata, consentirebbe all’Argentina di guadagnare tempo per trattative piu’ eque con i fondi speculativi, ai quali deve 1,3 miliardi di dollari e ai quali potrebbe proporre il pagamento di una cauzione di 300-400 milioni di dollari per poi pagare la cifra restante in bond a partire dal prossimo. L’Argentina deve superare il 2014 e far scadere la clausola ‘Rufo’ (Rights Upon Future Offers), che consente ai titolari di bond di chiedere rimborsi maggiori nel caso in cui l’Argentina migliori l’offerta a chi non ha accettato lo swap. La clausola scade in dicembre e se l’Argentina dovesse infrangerla il rischio e’ che si trovi a far fronte a richieste per 15 miliardi di dollari, ovvero piu’ della meta’ delle riserve in valuta estera della banca centrale argentina.