Renzi incassa i primi segnali per la svolta in Ue

ROMA. – Matteo Renzi incassa l’apertura dell’Europa e della cancelliera di ferro Angela Merkel su una maggiore flessibilità delle regole Ue per sostenere crescita e lavoro. Il premier assapora “il ritrovato protagonismo italiano”. E sfogliando le bozze che si susseguono del documento Van Rompuy intravede i “primi segnali” della svolta, fanno notare i suoi. A quel documento Renzi lega il suo via libera alle nomine: una partita per cui è pronto a partire per il Belgio – dove giovedì e venerdì si gioca il risiko delle poltrone – con un traguardo. Anzi due: spuntare un ‘top player’ italiano ai vertici Ue puntando su ‘Lady Pesc’, casella che il premier vuole riempire con il nome di Federica Mogherini; e chiedere che i 28 definiscano un pacchetto chiuso sulle nomine. Un accordo cioè su tutte le poltrone chiave – Consiglio, Europarlamento, Eurogruppo e ‘ministro degli Esteri’ Ue – e non solo su quella, ormai scontata, di Jean Claude Juncker alla Commissione. Per dare un’immagine di “un’Europa che cambia passo e metodo, presentandosi d’accordo e compatta”, si fa notare. Ma, è ovvio, anche per evitare che rinvii sulla composizione del puzzle possano riaprire il vaso di Pandora degli appetiti nazionali. Tra le cancelliere rimbalzano, intanto, frasi della bozza Van Rompuy che sembrano sempre più avvicinarsi a quella sua idea di flessibilità: “primi segnali”, commenta prudente chi è vicino al premier. Su cui ancora si lavora e si deve lavorare. Lo stanno facendo, e lo faranno fino all’ultimo minuto prima della cena dei leader a Bruxelles, il ministro Padoan e la sua squadra insieme a Palazzo Chigi. Perché la missione del mandato al nuovo presidente recepisca in pieno un ‘cambio di verso’ dell’Europa. Lasciando – tra le maglie delle regole che Roma rispetta e ha intenzione di rispettare appieno – margini di flessibilità per gli investimenti, pubblici e privati, unica leva per dare ossigeno all’economia, e quindi alla crescita e al lavoro. Renzi non vorrebbe una ricetta troppo dettagliata ma la conferma della sua idea di cambiamento. Non è un mistero che l’obiettivo è quello di un consolidamento ‘differenziato’, per consentire a quei Paesi che fanno le riforme un allentamento dei vincoli temporali di rientro del debito verso quel 60% in 20 anni, che all’Italia rischia di costare manovre salatissime ogni anno. “Svolta possibile”, assicura la Mogherini. Un concetto di flessibilità su cui Renzi non solo sembra aver spuntato un primo via libera nel testo Van Rompuy. Ma anche e soprattutto da Frau Angela. Uno dei principali punti di contatto Germania-Italia – scrive oggi Wolfang Manchau, autorevole editorialista dell’Ft – sono gli investimenti: “La Germania, come l’Italia, deve investire”. E di fronte alla “forza irresistibile della smania di Renzi”, prosegue il quotidiano della City, Berlino è pronta a esplorare la strada. Forse anche per non perdere punti tra i 28 che sembrano avvicinarsi sempre più alla linea del giovane premier italiano. “Le nostre priorità e il nostro metodo sono già ampiamente condivisi” e il documento di Van Rompuy li “sta recependo”, commenta soddisfatto il responsabile per la Ue Sandro Gozi. Rilanciando il ‘peso’ di Roma che avrà – assicura – un commissario di punta. Ha “ottimi candidati”, dice senza sbilanciarsi sulla Mogherini. Ma le quotazioni della titolare della Farnesina come prossimo ‘ministro degli Esteri’ dell’Europa salgono: “Senza dubbio è una buona candidata”, dice il capo della diplomazia olandese Frans Timmermans. Mentre lei stessa conferma: “E’ un’ipotesi”. Renzi nella ‘piattaforma’ di Van Rompuy vuole incassare anche impegni chiari della Ue sull’immigrazione, pronto a spingere per modificare le prime bozze che sembrano un po’ troppo caute. “Voglio vedere i fatti”, ha detto, ridetto e ripetuto. E messo nero su bianco nell’appunto dato da Roma a Van Rompuy, senza dimenticare la sua anima fiorentina: ‘Nomina sunt consequentia rerum’ è riportato in apertura del testo. La citazione dantesca della ‘Vita nova’ è un memo per i colleghi: il suo via libera è, e resta, condizionato al paradigma di una nuova Europa per la crescita e il lavoro. Domani lo ribadirà anche in Parlamento, prima alla Camera e poi al Senato, dove presenterà le priorità del semestre italiano. (Marina Perna/ANSA)

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