Iraq: bombardati i qaedisti ma non sono stati i droni Usa

BEIRUT/BAGHDAD. – Un vero e proprio mistero circonda i bombardamenti aerei avvenuti contro postazioni dei miliziani qaedisti al confine siro-iracheno: media governativi iracheni puntano il dito sui droni Usa, il Pentagono smentisce e fonti sul terreno affermano che i raid sono stati compiuti da caccia del regime siriano. E mentre l’Onu afferma che negli ultimi 17 giorni di violenze sono morte circa mille persone, sono proseguiti i combattimenti tra insorti e forze lealiste attorno al complesso petrolifero di Baiji. L’Iraq attuale, scosso dall’offensiva dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) e sempre più diviso lungo linee politico-etnico-confessionali, ha detto il presidente del Kurdistan iracheno, Massud Barzani dopo l’incontro con il segretario di Stato John Kerry, non è più il Paese di prima. Kerry, giunto a Bruxelles per la ministeriale della Nato proprio su Iraq e Ucraina, ha ribadito che “la chiave” della crisi è la creazione di un “governo di unità nazionale” e che “(in Iraq) non c’è solo una soluzione militare”. Parole che contrastano in modo evidente con la conferma del Pentagono che sono stati dispiegati sul terreno i primi dei 300 consiglieri militari giunti in Iraq, e con la notizia, poi smentita dallo stesso ministero della difesa americano, di raid aerei condotti lungo il confine siro-iracheno “da droni Usa”. L’informazione era stata riferita dalla tv governativa irachena al Iraqiya, secondo cui i bombardamenti avevano colpito postazioni dell’Isis nei pressi del valico frontaliero di al Qaim, nella regione occidentale di al Anbar, limitrofa con quella siriana di Dayr az Zawr. Proprio da quest’area, testimoni locali in Siria hanno confermato all’Ansa i bombardamenti, senza però poter precisare la nazionalità e il tipo di aereo. Fonti tribali irachene ad al Qaim, solidali con l’insurrezione anti-Baghdad e citate dalla tv panaraba al Arabiya (di proprietà saudita), affermano che a sganciare le bombe sono stati aerei militari di Damasco. Il regime siriano non ha finora mai fatto la guerra direttamente all’Isis, che in Siria controlla ampie regioni nell’est e nel nord. Altre notizie contrastanti sono giunte dalla provincia di Baiji, dove sorge il più vasto complesso di raffinerie petrolifere del Paese, ma dal quale non proviene il petrolio per l’esportazione. Secondo fonti tribali citate stamani dalla Bbc, i qaedisti e gli insorti avevano preso possesso dell’intero complesso. Ma la notizia è stata smentita dallo Stato maggiore di Baghdad, secondo cui elicotteri militari hanno condotto raid aerei uccidendo una ventina di miliziani. Dal governo hanno inoltre assicurato che l’autostrada Baghdad-Samarra-Mosul, che attraversa Baiji, è pienamente sotto il controllo delle forze governative. Lo Stato maggiore ha inoltre smentito che i qaedisti controllino i valichi di frontiera di Turaybil e di Walid rispettivamente con Giordania e Siria. E ha affermato che i valichi sono invece controllati dalle forze di Baghdad col sostegno delle tribù locali. Il governo giordano da ieri afferma però il contrario. “L’Iraq sta cadendo a pezzi”, ha commentato Barzani e per questo “è giunto il momento per il popolo del Kurdistan di determinare il proprio futuro, e noi applicheremo la decisione del popolo”. “Stiamo ora vivendo in un nuovo Iraq – ha continuato – che è completamente diverso dall’Iraq che abbiamo sempre visto, l’Iraq in cui vivevamo dieci giorni fa, o due settimane fa”. (Lorenzo Trombetta/Ansa)

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