Napolitano firma i decreti, parte la rivoluzione della Pubblica Amministrazione

ROMA. – Dopo undici giorni dall’approvazione da parte del consiglio dei ministri e le polemiche che si sono rincorse sul fronte politico, è arrivata la firma del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sui due decreti che riguardano la riforma della Pubblica Amministrazione e la crescita. Un via libera giunto in serata e che, in attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (attesa tra stanotte e domani), spegne anche alcuni scambi accesi che hanno coinvolto, suo malgrado, lo stesso Colle che è stato chiamato ad un intervento di precisazione dopo alcuni articoli di stampa che lo volevano in rotta di collisione con il Governo. Un piccolo giallo che imputava ai dubbi e all’irritazione di Napolitano per errori e possibili profili di incostituzionalità il ritardo della firma. Ricostruzioni comunque smentite. Resta il fatto degli undici giorni e dello spacchettamento del provvedimento a fotografare un percorso ad ostacoli sulla via Colle-Palazzo Chigi dei decreti. Che la ‘telenovela’ potesse avere il suo epilogo oggi lo aveva fatto intendere il sottosegretario Graziano Delrio, assicurando che “è tutto finito, tutto a posto. Le cose sono andate avanti e al momento non c’è nessun problema”. Quanto ai contenuti, sempre in attesa della Gazzetta Ufficiale, e di comprendere quanto lavoro di limatura è stato compiuto, dovrebbero essere confermati lo stop al trattenimento in servizio per i magistrati oltre i 70 anni (misura ammorbidita nelle ultime bozze), applicando il periodo di transizione (dal 31 ottobre 2014 previsto per lo stop per il resto dei dipendenti della P.a. fino al 31 dicembre 2015, forse al 2016) a tutte le toghe, non solo a quelle nelle posizioni apicali, e comprendendo anche militari e avvocati dello Stato. Ci dovrebbe essere anche l’intervento per preservare l’istituto del richiamo in servizio per le Forze Armate, che permette di far tornare al lavoro i militari in pensione, che sarebbero stati esplicitamente esclusi. E, nel pacchetto pubblica amministrazione, le norme anticorruzione, che ampliano i poteri del commissario Raffaele Cantone, attribuendogli anche la guida dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici in attesa che l’authority venga poi assorbita dall’Anticorruzione stessa. La riforma della P.A. in senso stretto punterà innanzitutto al ricambio generazionale, la cosiddetta ‘staffetta’: attraverso l’abolizione del trattenimento in servizio (della possibilità cioè di restare al lavoro oltre l’età di pensione) che libererà 15 mila posti per i giovani, come già annunciato dal premier Matteo Renzi e dal ministro della Pa, Marianna Madia. La riforma dovrebbe introduce novità sulla mobilita’ per gli ‘statali’ (anche obbligatoria fino a 50 chilometri) e sui dirigenti e dimezza il monte ore dei distacchi e permessi sindacali (dal prossimo primo agosto) cosi’ come dovrebbe tagliare del 50% i diritti che le imprese pagano annualmente alle Camere di commercio. Per spingere la competitività e gli investimenti e, quindi, la crescita ci dovrebbero essere il taglio del 10% alle bollette energetiche per le Pmi, con un piano che equivale ad un alleggerimento di 1,5 miliardi di euro per le stesse imprese. Tra gli altri interventi, il regime tariffario speciale di Rfi, gruppo Fs, (dal primo gennaio 2015) ai soli consumi di energia elettrica per i treni pendolari; il modello unico per la Scia, la Segnalazione certificata di inizio attività, in edilizia, al documento unico di circolazione dei veicoli.

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