Mondiali: da Costarica a Colombia, è onda latina

BUENOS AIRES. – I mondiali parlano portoghese con l’accento cantilenante di Neymar, ma anche tanto spagnolo. Non certo quello di Madrid o Barcelona, ma quello dei paesi latinoamericani passati agli ottavi, talvolta con parole tinteggiate di inglese o ispirate dalla cultura degli indios : l’ex ‘Cenerentola’ Costa Rica, la sorpresa Messico, la spumeggiante Colombia, l’agguerrito Cile, l’Argentina di Messi. Oltre all’esperto Uruguay che ieri ha mandato a casa l’Italia. Se poi si guarda al continente americano nel suo insieme, anche gli Stati Uniti sono in salute e potrebbero vincere il ‘passport’ per gli ottavi. Le ‘latinas’ rimandate a casa sono finora soltanto due: Ecuador e Honduras. Come non si stancano di ricordare i media locali, in Brasile è in corso una sorta di “carnevale nostrano”: viste le ondate di tifosi che arrivano (in aereo o in auto) nella terra di Pelè e Neymar, e che continueranno a giungere in questi giorni, visto il crescente entusiasmo per le diverse ‘selecciones’. L’altra faccia della medaglia dell’arrembaggio latino americano è l’uscita delle nazionali regine del torneo: la Spagna, oltre all’Inghilterra e l’Italia. Per alcuni commentatori il passo è stato breve: il torneo brasiliano non è altro che “una Coppa America con alcuni prestigiosi invitati europei”, tra i quali spiccano certamente l’Olanda e la Germania. Vista dall’America Latina, quest’ottima prima parte dei mondiali ricorda che in fondo il calcio non è che lo specchio di quanto accade a casa. L’Europa della disoccupazione e dei tassi di crescita vicini allo zero riflettono quanto vissuto in campo da diverse nazionali europee. Il maggior dinamismo e vivacità dell’America Latina pare aver trovato spazio anche nel ‘futbol’: basta vedere gioia della disinvolta nazionale ‘Tica’, 28/a nel ranking Fifa e prima nel ‘girone della morte’ quello dell’Italia. Oppure la determinazione del temibile Cile (14/o), che ha umiliato la ‘campeona’ Spagna. O ancora la Colombia orfana di Falcao che vince il girone a punteggio pieno. A dare una spinta fondamentale alle ‘selecciones’ sono stati sicuramente i tifosi delle diverse nazionali. In questo senso, i paesi ‘latinos’ giocano in casa. L’Argentina di oggi ha battuto la Nigeria nella non lontanissima Porto Alegre, e anche l’Uruguay confina con il colosso latinoamericano. Ma non c’è solo la geografia. Finora le nazionali che parlano spagnolo hanno dimostrato di essere più sicure dei propri mezzi rispetto al passato: consapevoli che forse questa è la volta buona per conquistare il calcio mondiale o almeno per farsi avanti e mettersi in mostra. E’ quanto stanno facendo Colombia e Cile, in un ‘mundial’ che balla non solo il tango argentino o la samba brasiliana ma anche altri ritmi come la cumbia colombiana o la cueca cilena. (Martino Rigacci/ANSA)