Accordo storico Ue-Ucraina, Russia minaccia conseguenze

BRUXELLES. – “Un giorno storico” per Ucraina, Georgia e Moldavia, che con la firma dell’Accordo di associazione, da oggi sono più vicine all’Europa. Ma le reazioni della Russia non si sono fatte attendere e l’Ucraina, destabilizzata dalle azioni dei separatisti nelle regioni sud-orientali e con una situazione finanziaria disastrosa, nonostante gli aiuti che stanno cominciando ad affluire dall’Occidente, è stata bersagliata tutto il giorno da minacce di “conseguenze gravi” e ritorsioni economiche. A partire da Gazprom, che minaccia limiti alle forniture di metano per le società energetiche europee che dovessero decidere di rifornire Kiev di gas, pompando verso l’Ucraina col metodo del ‘reverse flow’. Ma Mosca ha annunciato anche di voler adottare misure per proteggere la propria economia e quella degli Stati dell’Unione doganale (Bielorussia e Kazakhstan). Intanto il presidente ucraino Petro Poroshenko ha deciso di prolungare il cessate il fuoco per altre 72 ore, fino a lunedì 30 giugno, tempo stabilito d’accordo con i leader dei 28, che lanciano un ultimatum per la de-escalation nelle aree di sud-est, ponendo quattro condizioni, tra cui il rilascio degli ostaggi, pena l’applicazione di nuove sanzioni: un nuovo tentativo di far decollare il piano di pace. A guidare il fronte dei Paesi Ue che vorrebbero una maggiore pressione sulla Russia è Berlino, appoggiata da Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, Polonia, Romania e Paesi baltici, mentre Italia, Austria, Cipro, Grecia, Slovacchia, Ungheria e Bulgaria, frenano. Un coreper (ambasciatori) per valutare la situazione si riunirà lunedì, ma a decidere eventuali nuove “significative misure” (fase tre) dovranno essere i leader dei 28. Sul terreno, a Donetsk ha preso il via il secondo round dei negoziati tra i rappresentanti di Kiev, Mosca, Osce e separatisti, mentre il segretario di Stato Usa John Kerry ed il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov hanno parlato al telefono in cerca di una soluzione. Di fatto un segnale distensivo c’è stato, con la liberazione di quattro osservatori Osce presi in ostaggio dai miliziani filorussi a maggio, nella regione di Donetsk e la promessa di uno dei leader separatisti, Aleksandr Borodai, di liberare “nei prossimi giorni” gli altri quattro osservatori di cui si erano perse le tracce nella zona di Lugansk. Ma Borodai si è spinto anche oltre, proponendo la liberazione di tutti i militari ucraini presi prigionieri, se anche le autorità di Kiev libereranno i filorussi catturati, secondo una formula “tutti per tutti”. Ma nonostante la situazione tesa e difficile, Poroshenko ha indicato quello di oggi come “il giorno più importante dall’indipendenza” e per sottoscrivere l’intesa ha voluto usare quella stessa penna che il suo predecessore Viktor Yanukovich al vertice di Vilnius del novembre scorso, nell’optare per la sfera di influenza russa non aveva impugnato, scatenando le proteste di piazza Maidan, sfociate poi nella rivoluzione di febbraio. A conservarla per l’occasione è stata la presidente lituana Dalia Grybauskaitė, che seduta al tavolo con gli altri 27 leader Ue riuniti a Bruxelles, ha salutato l’accordo sorridente. “Questo è un punto di partenza per la nostra cooperazione”, ha spiegato il presidente Josè Manuel Barroso, che ha aperto alle tre ex repubbliche sovietiche la prospettiva di ingresso nell’Ue. (Patrizia Antonini/ANSA)

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