Renzi, ottenuta flessibilità per riforme, ora tocca a noi

BRUXELLES.- Torna a Roma soddisfatto: la sua linea è passata. Ha ottenuto margini di flessibilità Ue in cambio delle riforme. Ed ora lancia un messaggio chiaro all’Italia e ai partiti, compresa la minoranza del suo Pd: “ora tocca a noi fare le riforme” e trasformare in realtà quei 1.000 giorni per “cambiare il paese”, proposti al Parlamento prima di partire per Bruxelles. Perchè se tra ieri e oggi al vertice Ue Renzi l’ha spuntata – riuscendo a convincere con il suo ‘piano’ anche Angela Merkel – ora è “l’Italia che deve cambiare faccia e dimostrare che facciamo sul serio”. Le riforme non sono un “optional e sono sicuro che l’accordo terrà: ora dobbiamo inserire la marcia rapida e correre”. Il premier e’ un fiume in piena. In conferenza stampa alla fine del Vertice Ue – oltre un’ora di botta e risposta con i cronisti – non sfugge le domande spinose. Come quando dalla sala rimbalza quella sui rumors di una richiesta straniera di Enrico Letta al Consiglio Ue: “un nome che non è mai stato fatto”, dice soppesando le parole e ricordando che l’Italia ha già la guida della Bce e non può avere altre presidenze nei “3 top job” (Commissione, Consiglio e Bce). Ma si batterà, lascia intendere, per posti di peso nei vertici europei. Come quello del ‘ministro degli Esteri Ue’ o, forse, l’Eurogruppo. Mogherini? viene chiesto. Se il ruolo di Lady Pesc (lui punta alle donne) “toccherà alla casa socialista, e ci chiedessero un nome abbiamo nomi pronti”, si limita a rispondere Renzi, rilanciando la palla al prossimo vertice, convocato il 16 luglio, per definire la partita (per il rappresentate in Commissione, invece, si profila una soluzione ‘ponte’ per la quale si fa il nome dell’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, da definire al consiglio dei ministri, lunedì prossimo). Senza dimenticare il suo slogan: “non vogliamo un italiano o un’italiana per i nostri interessi ma nell’ottica del futuro dell’Ue” e “posti di responsabilità per suggellare la ritrovata centralità che l’Italia ha avuto e dovrà ancora avere”. Quello della strategia per l’Europa prima, i nomi poi – ripete – è anche il leit motive che l’ha condotto a dire il suo ‘sì’ a Juncker: neanche “lo conosco personalmente. Ho legato il mio via libera a quel documento sul futuro mandato dell’Europa che avevo posto come condizione”. A quell’agenda Van Rompuy per il nuovo mandato dell’eurogoverno, cioè, che considera “molto buona dal punto di vista politico” e del “metodo” (prima le cose poi i nomi) su cui “abbiamo vinto la battaglia”. Un documento in cui si aprono spazi di flessibilità per chi fa le riforme, ma anche spazi di finanziamento agli investimenti, motore per crescita e lavoro: per la “prima volta si fa un riferimento esplicito al ‘best use'” (il miglior uso) della flessibilità, rimarca compiaciuto il premier. Superando le ultime resistenze, è riuscito a convincere, anche l’osso duro, Angela Merkel, che oggi – dopo una nottata di tensioni e “toni accesi” con Renzi – parla di un “premier di successo” dopo che lui gli ha spiegato il suo piano di riforme. Con lei ci “sono discussioni” ma il rapporto “è di stima e grande rispetto”, commenta Renzi. Una sintonia che profila un inedito asse nel futuro dell’Europa, alle spese del partner di sempre di Berlino. Il basso profilo di Hollande che tra Ypres e Bruxelles è rimasto nell’angolo, in ombra, offuscato dal giovane Renzi, e’ l’immagine più eloquente di un motore franco-tedesco che si sta inceppando. Renzi parla di tutto, a 360 gradi, dall’Ue al nodo interno delle riforme e non dimentica l’immigrazione, altro tema centrale del vertice di oggi. Lui da sempre rivendica un fronte europeo che non lasci l’Italia sola ad affrontare i morti nel Mediterraneo. Oggi dal Vertice Ue ha ottenuto un punto – quello del rafforzamento del Frontex – ma non è riuscito a far passare la reciprocità nel diritto d’asilo. “C’è un passo avanti” per essere “un pò meno soli nel Mediterraneo”, spiega. Ma su questo la sua battaglia non si fermerà. E sarà tra i nodi della sua presidenza Ue: dalla mezzanotte del primo luglio sarà lui a guidare l’Europa e spingere perchè quelle conquiste che rimette oggi in valigia sulla flessibilità non restino lettera morta. (dell’inviata Marina Perna/ANSA)