Renzi, dopo Ue avanti su riforme, sarà una settimana chiave

ROMA. – Nessun freno al treno delle riforme perché, dopo il vertice di Bruxelles, è ormai chiaro che queste sono il principale viatico all’agognata flessibilità richiesta a Bruxelles. Matteo Renzi, all’indomani del consiglio europeo, pone così il vessillo dell’Ue su una delle sfide-chiave del suo governo, dando una nuova sferzata ai dissidenti, soprattutto del suo partito, e avvertendo che, quella prossima, sarà una “settimana chiave” per la riforma del Senato. Una settimana che vedrà un ultimo, decisivo incontro con FI mentre, tra i dem, qualsiasi polemica dovrebbe essere accantonata in nome della rinnovata autorevolezza conquistata dall’Italia. E’ con un piglio ancor più deciso, quindi, che Renzi torna da Bruxelles. Le sensazioni avute dai colloqui con i partner europei sono state buone, “abbiamo fatto capire che siamo un Paese forte, che non va con il cappello in mano, ma si fa rispettare”, spiega un soddisfatto Renzi ai suoi. Parole che, tuttavia, impongono una rinnovata responsabilità al Pd. “Adesso la palla è tutta nel nostro campo. Bisogna spendere bene l’ autorevolezza internazionale ed europea conquistata con il 41% e con le prime misure del governo”, sottolinea il premier ribadendo che l’orizzonte necessario per mettere in atto l’intero percorso riformatore è quello dei “1000 giorni”. E il messaggio è diretto prima di tutto a chi (come lo stesso Renzi accennava ieri dal Belgio) con il premier-segretario lontano da Roma, è pronto a riaprire la discussione sul nuovo Senato. Ora ponendo l’accento sul nodo dell’immunità, ora ‘resuscitando’ l’ipotesi del Senato elettivo, con un subemendamento firmato da ben 36 membri di Palazzo Madama, 19 dei quali della maggioranza. E’ un gruppo di certo non troppo corposo quello che mira all’elezione diretta del Senato, ma è comunque un ostacolo, sorto tra l’altro all’ombra del Nazareno, per l’approvazione finale del testo in Aula. E i dissidenti – da Vannino Chiti a Corradino Mineo fino a Walter Tocci – per ora non sembrano voler arretrare, tanto da aver creato una sorta di filo diretto con chi, tra i senatori FI mira allo stesso obiettivo. Anche per questo oggi Renzi, oltre all’annunciato ‘rendez-vous’ con la delegazione del M5S e ad un nuovo incontro con FI, pone in agenda una riunione con i parlamentari dem. Nel frattempo, se da un lato il leader della minoranza Pd Gianni Cuperlo frena, negando qualsiasi tentativo di sabotaggio sulle riforme, dall’altro, Pippo Civati non risparmia un nuovo affondo al suo segretario, parlando di “gestione al limite dell’autoritarismo”. I tempi, per Renzi, sono comunque ormai stretti. La commissione Affari Costituzionali al Senato comincerà a votare gli emendamenti lunedì pomeriggio, mentre maggioranza e FI sembrano pronte a posticipare il voto sui punti caldi – a partire dal Senato elettivo – almeno a giovedì, dopo cioè la riunione dei gruppi azzurri di Camera, Senato e Parlamento Ue con Silvio Berlusconi. Anche in FI, infatti, i malumori non mancano con una nutrita fronda che rimprovera all’ex premier di fare un’opposizione troppo blanda e che, a partire da Renato Brunetta, non perde occasione per alimentare lo scontro frontale col governo. Ma all’incontro di giovedì il Cavaliere intende portare soprattutto un messaggio: sulle riforme ‘pacta sunt servanda’, anche perché l’accordo è il lasciapassare, per FI, al mantenimento di un ruolo centrale sui grandi temi del futuro del Paese. E sebbene ambienti vicini al Cavaliere ribadiscano come, per ora, in agenda non ci sia alcun incontro con Renzi, dopo le parole di oggi del premier, appare di certo possibile che Berlusconi si presenti all’assemblea di giovedì con in tasca un nuovo faccia a faccia con il premier-rottamatore da raccontare. (Michele Esposito/ANSA)

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